giovedì 8 agosto 2013

L'androgino

Sono al mare, sono in vacanza, va tutto molto bene.
Anche le notizie "politiche" del nostro disastrato paese mi arrivano come attutite, vincono il piacere di fare il bagno, di prendere il sole, di giocare con Alice, che tra 15 giorni se ne ritorna negli states con mamma e papà. 
Discorsi e controdiscorsi dei/delle nostri/e rappresentanti politici/che non mascherano la situazione di immobilità che sta vivendo un governo impantanato nella palude degli interessi contrapposti, dei ricatti, delle paure di colpi a tradimento da alleati e avversari; un governo che, malgrado i proclami, si limita a provvedimenti, anche utili, ma senz'altro poco rilevanti rispetto ai problemi che ci affliggono. Non conosco a pieno l'ultimo decreto che combatterebbe il femminicidio, questo è in effetti un problema importante, al pari del lavoro, della legge elettorale, delle battaglie contro la corruzione e l'evasione fiscale, del reddito minimo garantito, dell'integrazione degli e delle immigrate, di una seria legge contro ogni forma di omofobia e di razzismo, di una effettiva riduzione delle spese  e degli sprechi dell'amministrazione pubblica e del ceto politico; mi riservo di vedere in quali termini è stata affrontata e quali misure sono state messe in campo per contrastare efficacemente la piaga del femminicidio.
Tutta questa premessa per avvertire di quanto mi sia spiacevole tornare a parlare di chi da vent'anni stravolge ogni tentativo di confronto politico contrabbandando  gli interessi personali, di famiglia e di bottega come  gli interessi della maggioranza degli e delle italiane, distruggendo il tessuto etico-civile di una nazione buona ultima in virtù civiche nel panorama delle democrazie borghesi.
Però non posso fare a meno di notare l'abilità del consumato uomo di spettacolo, che ha nelle sue corde  tutto  il repertorio di gesti, frasi e comportamenti che  lo mantengono al centro della scena.
In questo caso all'indomani della sentenza inappellabile che lo dichiara delinquente, comminandogli la pena adeguata, non esita a rovesciare lo stereotipo, finora interpretato, dell'uomo tutto d'un pezzo, che si spezza ma non si piega, padre padrone, temuto e riverito, adulato in attesa di benefici, potente virilmente anche se vecchio e malato, in un povero uomo piangente e disperato perché perseguitato ingiustamente.
Non esita a farsi riprendere in foto che fanno il giro del mondo  con il visetto raggrinzito e gli occhi strizzati per trattenere le lacrime, la bocca corrucciata come i bambini e le bambine che stanno per esplodere nel singhiozzo liberatorio, manca il suono del naso che tira su il moccio.  
Le lacrime in pubblico e in politica le avevamo ultimamente viste tra le ministre, a suo tempo Prestigiacomo, recentemente Fornero.
Le lacrime sono un attributo esclusivamente femminile nella nostra cultura, a differenza di altre; il modello di virilità che Berlusconi finora si è intestato era prevalentemente quello racchiuso nel monito materno: "sei un ometto, non piangere". 
Io non credo che Berlusconi voglia rinunciare al modello virile, quando gli fa comodo adopera consapevolmente anche il modello femminile.
Si tratta comunque di stereotipi del "maschile" e del "femminile" codificati nell'ambito del sistema patriarcale: agli uomini la forza razionale delle decisioni, alle donne la tenerezza dei sentimenti.
L’importante è restare nel sistema patriarcale.
Ecco che abbiamo scoperto il vero androgino, dopo il presidente operaio, imprenditore, muratore, navigante.....cantante, non ci ritroveremo il presidente androgino!