mercoledì 8 luglio 2020

Sulle polemiche tra femministe

Una delle preoccupazioni maggiori di molte che hanno maturato una coscienza femminista è quella di vedere, un'ennesima volta, il sessismo, con il suo corollario di violenze di vari livelli e gradi agite dagli uomini sulle donne,  riassorbito nelle lotte comuni contro il razzismo, lo sfruttamento di corpi e menti delle fasce impoverite delle popolazioni mondiali, il dispotismo culturale, sociale, religioso e politico su persone, animali e cose, ambiente.
Questo timore di perdere di vista la specificità delle lotte delle donne non solo genera conflitti tra femministe, che sarebbe il meno, visto che dagli inizi del femminismo ci sono diversi modi di intendere e cercare di risolvere le questioni, ma rischia di indebolire quello che in molti casi potrebbe essere un terreno collettivo di lotte, malgrado le differenze, lasciando campo libero alle interferenze di forze che presidiano fortemente il patriarcato, sottolineando e insistendo sulle divisioni tra femministe, proponendo alleanze strumentali con settori  del movimento, arrivando a cogliere e fare proprie le istanze più superficiali e modernizzatrici, pur di non intaccare le fondamenta sulle quali si fonda l'ordine patriarcale, la divisione sessuale del lavoro, e quindi lo scambio sessuo-economico tra donne e uomini.
Infatti, anche se poi le trasformazioni sociali modernizzano ruoli e funzioni -le donne studiano e lavorano sovente meglio degli uomini, spesso portano a casa soldi più degli uomini- la struttura di fondo e quindi la mentalità che fa del "femminile" la sfera della riproduzione come ambito prioritario di ogni donna, resta nel profondo di ogni donna e di ogni uomo come residuo antropologico, da riconoscere e combattere. 
Si spiegano in tal modo le stucchevoli esaltazioni del valore femminile nel sociale, simmetriche alle accuse di provocare  la sconvolgente fragilità degli uomini, nel tentativo di dare giustificazioni psicologiche individuali ai misfatti compiuti da uomini, che sarebbero annichiliti da problemi sociali, di salute, omettendo che si tratta di comportamenti legati alla struttura patriarcale della nostra civiltà, alla base dell'educazione di donne e uomini. da millenni.
Analogamente si spiega tentativo, in atto da qualche tempo, di mettere in guardia  contro "il femminismo", spesso accompagnato dal termine neo-liberale, che sarebbe oggettivamente alleato, quando non direttamente subordinato, al sistema neo-capitalistico, grazie a una sorta di emancipazionismo selvaggio, competitivo con gli uomini, in questo senso comincia ad affacciarsi la semplicistica equivalenza femminismo- maschilismo.
Il timore del quale ho parlato all'inizio non è di per sé infondato, l'abbiamo sperimentato in molte, ai tempi della militanza comune nelle lotte di liberazione dalla metà del Novecento in poi, quando ad esempio il conflitto capitale/lavoro era considerato prioritario e determinante la "condizione" delle donne, ma il concetto di patriarcato, con le analisi relative, nazionali e internazionali,  hanno aperto gli occhi a molte e molti di noi. 
Infatti in tutto il patrimonio di analisi, teorie e pratiche espresso dai movimenti di liberazione mondiali solo il femminismo è arrivato alla radice ultima di ogni prevaricazione e sfruttamento individuale e collettivo, nelle forme che conosciamo. 
Oggi si sono fatti passi avanti nella coscienza e nelle sensibilità di donne e uomini segnate/i da consapevolezze femministe, questo dovrebbe darci la fiducia di non ricadere in vecchi errori. 
Purtroppo con il moltiplicarsi dei femminicidi, a tutte le età, condizioni culturali e sociali compiuti dagli uomini, si manifesta sempre più la determinazione di oscurare (da parte di l'ha capito) e continuare a ignorarlo (e da parte di chi non l'ha ancora capito e non si sforza di capirlo) che non si tratta di "fallimenti individuali" di uomini fragili, annichiliti da problemi sociali, di salute..., ma di comportamenti legati alla struttura della nostra civiltà patriarcale. 
Le resistenze patriarcali non sanno più come combattere questa marea di movimento  di donne, pur nelle differenze contestuali di pratiche e teorie, che sta avanzando in tutto il mondo, per questa ragione mi sembra un'inutile perdita di tempo  dedicare energie e intelligenze a combattere tra femministe senza cercare  i possibili obiettivi comuni, che secondo me esistono, al di là di suddivisioni e suggestioni politiche e ideologiche.