giovedì 6 febbraio 2020

La reazione alle lotte delle donne si fa dura anche in Italia



Mi sono tenuta accuratamente estranea alle polemiche relative al Festival di San Remo commentate in rete, perché secondo me hanno avuto e continuano a avere lo scopo di pubblicizzarlo ancora di più e renderlo l'avvenimento principale italiano già venti giorni prima dell'inizio.
Io non lo guardo non per snobismo e/o motivi ideologici, ma perché mi annoia, non mi piacciono il tipo di canzoni presentate, le battute di chi interviene.....la trasmissione in sé, la avverto come qualcosa di stantio.
Ho visto, in face book. il monologo di Rula Jebreal, peraltro mandato in onda a mezzanotte, non sia mai che lo vedano in troppe, e adesso vedo in rete il commento di Giorgia Meloni, in una trasmissione televisiva, la quale si lamenta che una persona "politicamente schierata", suppongo a sinistra, vada a fare un monologo di mezz'ora pagata con i soldi pubblici senza contraddittorio, mentre se l'avesse fatto, al tempo del governo di centro-destra, una persona come Giordano ad esempio (?) sarebbero stati  chiamati i "caschi blu" (?????)
La mia prima reazione è stata una risata, da quando una persona che va a parlare in televisione contro crimini deve avere il contraddittorio di criminali?
Faccio un appello contro la pedofilia, laica o sacerdotale, e deve esserci il pedofilo di turno a difenderla; parlo contro il furto e le rapine, e devono esserci i rapinatori a spiegare le proprie ragioni; condanno la violenza degli uomini sulle donne, e deve esserci il violentatore di turno a giustificare violenze e femminicidi.
Poi ho riflettuto che la questione è più sottile di quanto può apparire, non si tratta dell'emerita scemenza, tanto più insopportabile perché pronunciata da una donna, ma di una strategia politica volta a dissimulare e a mascherare la portata eversiva di un conflitto che mina la base stessa dell'ordine patriarcale, sgretolandola, vale a dire la messa in discussione delle relazioni tra donne e uomini, costruite sulla divisione sessuale del lavoro e di conseguenza sullo scambio sessuo- economico.
La reazione da parte del patriarcato e dei suoi sostenitori, uomini patriarcali, che ne godono i privilegi, e delle sostenitrici, donne complici e perciò ammesse a godere briciole di privilegi, purché si mantengano in posizioni subordinata, si fa dura, in considerazione della rilevanza crescente delle 
 lotte delle donne in Italia e nel mondo.
Che si tratti dello sciopero generale dell'Otto marzo, piuttosto che delle varie manifestazioni, prese di posizione pubbliche, o dichiarazioni da parte delle alte cariche dello Stato e delle Istituzioni politiche sui  femminicidi, ormai l'emergenza della violenza degli uomini sulle donne non è più nascosta nelle pieghe di un sociale malato, moralistico e familistico. Occorre combattere in tutti i modi la diffusione della  consapevolezza, sia con l'intensificarsi degli atti di violenza, per intimidire ee donne e  fiaccarne le resistenze delle donne, sia con operazioni di  dissimulazione, normalizzazione, minimizzazione, riduzione a momenti episodici. da parte di opinion maker,  giornalisti/e, politici/che.
Se analizziamo il senso dell'operazione della signora Meloni notiamo alcuni aspetti paradigmatici di questa reazione:
1) nessun accenno al tema trattato, all'argomento del monologo, è presentato come un comizio politico di mezz'ora, che in quanto tale richiede un contraddittorio. 
Si avverte la stessa opera di disinformazione attuata da giornaliste/i  nel riportare i femminicidi come effetto di "troppo amore", "raptus" "gelosia", basta non si accenni esplicitamente a violenza degli uomini sulle donne,
2) l'argomento in questione è reso pertanto  come un tema di schieramento politico, in quanto tale sempre opinabile, appunto un'opinione, non una realtà in atto con una rilevanza particolare, non ha dimensione sociale, si può pensare che esista o no.
3) il fatto che lo dica una donna, che osserva tra l'altro, en passant, che Rula Jebreal è una "bellissima donna", da un lato dimostra come la mentalità-lingua dei maschi  patriarcali sia interiorizzata in donne all'apice di carriere politiche, istituzionali, culturali come unica lingua del potere, dall'altro rivela la miseria intellettuale e psicologica della Meloni, cosa della quale non varrebbe la pena occuparsi, se non ricoprisse il ruolo politico attuale.
Di donne così non abbiamo proprio bisogno, né noi donne, né gli uomini.