Tra le parole più compromesse oggi c’è la parola politica.
Nel pensiero e nella mentalità comuni persistono espressioni svalutative che oggi dovrebbero essere superate, contemporaneamente la parola è depotenziata a civile, dai potenti ( e dai loro servi) che in realtà detengono le leve della politica ma preferiscono che le popolazioni si esprimano solo nel momento delle elezioni, momento preceduto da richieste di consenso spesso truffaldine.
Uno dei campi dove si occulta maggiormente il termine politica , sostituendolo con civile, è il campo dell’arte, a meno che non ci siano prese di posizioni dichiarate da parte degli artisti e delle artiste.
Avevo sentito in famiglia negli anni 50 frasi pronunciate con amarezza da chi si trovava dalla parte dei vinti della Storia rispetto alla dittatura: la politica è una cosa sporca, tutti sono uguali, chi va al potere fa il proprio interesse, mangiano tutti,sia gli uni che gli altri….
Dalla seconda metà degli anni 60 fino alla metà dei 70, stagione dei terrorismi, ho invece vissuto l’entusiasmo per la politica, intesa come partecipazione, desiderio di cambiamento di situazioni di oppressione sia che si trattasse dello sfruttamento sul lavoro che della subordinazione delle donne, dell’autoritarismo residuo del fascismo, ancora presente nelle persone fisiche, e nei luoghi pubblici soprattutto nelle scuole.
Era il tempo delle manifestazioni di massa, della riflessione nei collettivi delle scuole e dei luoghi di lavoro, degli intrecci tra vari soggetti delle lotte, dei conflitti, che coinvolgevano persone di età, provenienza sociale, tenore economico e anche prospettiva politica diverse tra loro ma tutte unite dall’idea svecchiare una classe politica e sociale ancorata ai miti e i temi del passato
A questo proposito mi sembra importante riflettere su un documento che a 35 anni di distanza ha perso il suo valore come strumento di analisi documentale, ma ne ha acquistato uno come documento storico.
Mi riferisco a Linguaggiodonna. Primo thesaurus di genere in lingua italiana, di Adriana Perrotta Rabissi e Maria Beatrice Perucci, Milano, 1991.
Come indica il titolo si tratta di un insieme di parole tratte dalla lingua usata nei documenti sui quali è stato costruito, che sono collegate fra loro per permettere il recupero dei documenti in un archivio.
Un dizionario di descrittori maggiori e minori, organizzati in relazioni gerarchiche, che descrivono il contenuto dei documenti.
I documenti sono quelli del femminismo, del periodo fine anni 60 anni 70, raccolti nell’archivio del Centro studi storici di Milano, con l’intenzione di preservarli dalla dispersione e quindi dalla distruzione, in primo luogo, e di organizzarli e renderli fruibili innanzitutto per un riflessione politica nel Movimento delle donne del tempo, e poi far conoscere la storia del femminismo dalle parole stesse che circolavano nelle discussioni, nei volantini, nelle sedute di autocoscienza nelle dichiarazioni, nelle riviste che nascevano numerosa, tutto quanto ha costituito il patrimonio di analisi, teorie e pratiche delle donne in quegli anni.
In questo modo Limguaggiodonna può rivelarsi uno strumento utile da affiancare a tutte le ricostruzioni e memorie pubblicate dalle donne che hanno fatto parte del movimento, memorie che possono sempre tradire inconsapevolmente.
Linguaggiodonna è in rete, pubblicato sul sito della Fondazione Elvira Badaracco, fondazionebadaracco.it.
Se si va alla parola Politica, si nota prima di tutto che si tratta di un microthesarus, che contiene una cinquantina di descrittori, tra i quali fino a allora molti non appartenevano all’area concettuale della politica tradizionale, per esempio tutti i termini riferiti ai Centri delle donne, ai Collettivi, Centri antiviolenza, Centri per la salute delle donne, alla depenalizzazione dell’aborto, al partire da se, ai rapporti tra donne, al rapporto madre-figlia, al selph-help, al separatismo, al sessismo, al lesbismo, Autocoscienza…
Questo e molto altro era quanto si intendeva per Politica , che contemplava la partecipazione a vari momenti di organizzazione e di apertura di conflitti, temi questi e molti altri che si possono leggere nel micro Thesaurus che oggi se va bene sono confinati nell’ambito dei diritti civili, e quindi depotenziati, mentre i venti di guerra vengono considerati l’unica vera espressione politica umana.