Il ritornello che insegnando a rispettare le donne educando all' affettività e dando vita alla "parità di genere", si abbatte il patriarcato ci sommerge ogni volta che si rende nota una discriminazione nei confronti di donne, una molestia sessuale più o meno grave, un'aggressione fino al femminicidio.
Oggi 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne il Presidente della Repubblica ha rivolto un accorato appello perché si raggiunga la parità di genere.
Peccato che il patriarcato, con le sue conseguenze peggiori tra le quali la misoginia, non sia semplicemente un antico fenomeno culturale, ma la struttura fondante della nostra società, che si articola in credenze, attese, paure, desideri, fantasie, più o meno consapevoli, un ordine materiale e simbolico che assegna alle donne la sfera sessuo-affettiva come disposizione naturale, essenza della femminilità, e non una posizione storicamente determinata,
Su questa base la relazione donne uomini si è storicamente costruita sullo scambio sessuo-economico in tutte le forme nelle quali lo conosciamo e con tutte le modificazioni indotte dalle trasformazioni dei costumi nel corso del tempo.
Pertanto il problema del patriarcato non si risolve solo culturalmente, anche se affrontandolo da questo aspetto si riesce in qualche modo a limitare i danni per le donne concrete, bensì disarticolandolo alla radice.
Le donne non sono per natura portate a prendersi cura di persone, animali, ambienti, oggetti, ma lo sono per la dimensione nella quale sono state storicamente collocate dagli uomini.
Le più comuni argomentazioni udite in questi giorni per contrastare la violenza degli uomini sulle donne variano da:
solo un lavoro sicuro e dignitoso (che in tempo di ordoliberismo non c'è neppure per maggior parte degli uomini) rende le donne libere e indipendenti. Si trascura il fatto che lavoro di cura gratuito, necessità assoluta dell' attuale sistema produttivo, è appannaggio soprattutto di donne e di qualche migrante uomo, nel tempo di una dissoluzione graduale di ogni residuo di welfare, il che condiziona le scelte di vita.
Il femminismo della seconda ondata è nato proprio contro il concetto di emancipazione, cioè di ingresso delle donne nel sistema socio-economico-culturale vigente, con il risultato di emendarlo nei suoi aspetti più feroci e ingiusti.
È il sistema che va cambiato.
All'altra argomentazione più recente, esaltata per la raggiunta unanimità di forze politiche e sociali, vale a dire la proposta di legge contro lo stupro, che prevede il consenso preventivo all'atto sessuale.
Un consenso scritto? Registrato? Basta solo orale,? E chi lo afferma?
Commenta una mia amica avvocata: A chi spetta l'onere della prova?
Non conosco nei particolari la proposta, ma non mi convince per nulla, un consenso, nelle relazioni di amore, amicizia, lavoro, sfruttamento....., si impone, si sollecita con lusinghe o false promesse, si estorce con minacce.
Gertrude diede il consenso a diventare monaca.
Lo lessi a nove anni la prima volta e mi rimase sempre in mente.
Le donne, la solita specie da proteggere in un mondo geneticamente" costituito!!!!
Non ci siamo.
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