martedì 2 aprile 2013

I miei tre euri

La contingenza questa volta è la sciagurata scelta di Napolitano di nominare autoritariamente dieci saggi, tutti uomini, per trovare soluzioni all'apparente immobilismo al quale è condannato il Parlamento votato alle recenti elezioni.
Apparente perché se il Parlamento deve agire secondo Costituzione, occorreva metterlo in grado di decidere, se accettare il governo proposto o rifiutarlo, con la conseguente nomina del presidente della Repubblica e  indizione di nuove elezioni.
Tralascio per il momento ogni considerazione sull'arbitrio di mantenere in carica un governo ampiamente sfiduciato, non dal Parlamento vecchio, ma dall'elettorato.
Mi interessano le numerose prese di posizione riguardo alla mancanza di sagge, da affiancare ai saggi.
Tra le mie conoscenze di face book registro una netta divisione tra donne: quelle che, indignate dalla palese noncuranza di Napolitano  dell'universo femminile tout court (le donne  in politica non hanno voce, se non come fans e sostenitrici -e o ripetitrici di parole  maschili, ricordiamo Eco), donne e uomini che invitano solertemente a esprimere tutto il loro dissenso mediante mail, e le altre che ricordano l' estraneità delle donne  rispetto all'ordine patriarcale, e invitano a mantenerla, senza compromettersi con una democrazia ormai malata, periclitante a causa delle tante distorsioni e ingiustizie di cui è fatta oggetto.
Io ascolto attentamente queste ultime analisi, ne condivido il fuoco, ma  mi pare si confondano due piani, quello appunto dell'analisi e quello delle prospettive politico-culturali.
Da un lato è chiaro che  non essendo noi donne un gruppo omogeneo non possiamo essere rappresentate da donne per un semplice fatto di appartenenza di sesso/genere. 
Questa constatazione però non toglie nulla al fatto politico che tra i saggi individuati non ci sia nessuna donna, neanche tra quelle emancipazioniste, sostenitrici del patriarcato. Non mi avrebbe per nulla rassicurato una presenza del genere, noto solo che  sarebbe stata più in linea con le dichiarazioni -a vanvera- del "valore aggiunto" rosa, in economia, nel sociale,....
L'iniziativa svela, se ce ne fosse bisogno, ma sembra di sì, visto le molteplici dichiarazioni di "parità raggiunta", una  situazione veramente poco in linea con i tempi, infatti  in questo caso non si tratta di una scelta di dichiarata estraneità da parte di donne, come esemplificazione di una forma di lotta, ma di semplice esclusione ad opera di uomini. A conferma di quanto siamo considerate irrilevanti dalle nostre istituzioni politiche. 
Lo si sapeva già, d'accordo, ma di tanto in tanto alcune di noi pare lo dimentichino, di fronte agli elogi interessati e strumentali che ci piovono addosso. Le donne non sono in grado di mettere becco nelle cose pubbliche, ci ritireremo offese e orgogliosamente distanti da ogni luogo di comando, consce della nostra "superiorità", o ci daremo da fare per cambiare lo stato di cose presente?
E qui vengo a quello che considero il cuore del discorso politico, il richiamo a Virginia Woolf e al suo saggio, fondamentale per molte di noi, Le tre ghinee.
Si moltiplicano in rete gli appelli a rileggerlo.
Io l'ho fatto più volte e ne ho tratto sempre l'idea che si trattasse di una potente analisi del funzionamento dell'ordine patriarcale, da noi in Occidente, in uno degli Stati più "illuminati" socialmente e politicamente; una crudele descrizione delle funzioni attribuite agli uomini e alle donne, sarcastica nei confronti delle liturgie e dei riti del potere maschile e dell'adeguamento delle donne alla situazione, alla costante ricerca di spazi di contropotere da occupare.
La soluzione di Virginia, ne semplifico le parole, è quella di utilizzare le ghinee piuttosto per l'autonomia reale delle donne, a cominciare dagli strumenti per procurarsi l'indipendenza economica, prima condizione per esercitare l' indipendenza di giudizio.
 Nella rappresentazione letteraria di Woolf, invece di dare   ghinee a un'associazione che si batte per la pace, siamo nel 1938, una sia data per la costruzione di un college femminile, la seconda per  un'associazione in difesa delle donne che lavorano, ed infine la terza ghinea per tutelare la cultura, e permettere gli studi anche alle figlie e alle sorelle degli uomini colti.
A me la società delle estranee, così la chiama Woolf, che ci accomuna in una società patriarcale, non sembra sia un fine, ma una realtà che va rovesciata, appunto con la lotta delle donne e degli uomini che la condividono.
Non mi sembra vada rivendicata come  nostra appartenenza privilegiata. 

Certo i contesti cambiano, almeno qui in Occidente le sorelle e le figlie degli uomini colti studiano, accedono  a incarichi e professioni tradizionalmente maschili, anche se non tutte, sperimentano opportunità di vita e pensiero molto lontano dalla realtà dell'Inghilterra nel 1938, merito del femminismo e dell'emancipazionismo del secondo Novecento, in Occidente, però.
La precisazione geografica occorre, ma questa è un'altra storia.
Il discorso diventa allora che cosa si vuole veramente: essere incluse nelle istituzioni pubbliche e private, politiche, sociali e culturali così come sono, per sostenerle e raddrizzarle, o cambiarle dalle radici, scardinando il sistema patriarcale?
Qui il discrimine per me sta tra le donne e gli uomini ai/alle quali va bene il sistema così com'è, va solo migliorato, o quell* ai/alle quali non va bene.
Per me il primo passo è la denuncia del permanere di mentalità e comportamenti maschilisti -sia negli uomini che nelle donne consenzienti- e poi individuare i settori specifici, concreti e  attuali nei quali impiegare i miei tre euri.

1 commento:

  1. Non trovo più un commento che era uscito tardi ieri sera su facebook che faceva considerazioni vicine alle tue, ma si chiedeva anche come un uomo in fondo prudente e avveduto come Napolitano, non avesse colto lo stridore di questa assenza dopo tutto quello che è avvenuto anche nel nuovo parlamento. In fondo ci voleva poco per trovare una soluzione emancipazionista. Secondo me vuole andare a uno scontro, visto che ormai è in rotta con tutti, la rabbia degi uomini come lui che infondo hanno sempre detto sì a tutto e si ritrovano poi soli, è assai pericolosa, ci vedoanche un elemento di narcisismo. Sulle tue altre considerazioni sono d'accordo, il problema è che qui diventa sempre più difficile evitare una politica dei due tempi un po' su tutto perchè il ricatto finanziario pesa in modo drammatico, ed è un ricatto lo sannmo tutti, ma non si riesce a venirmne fuori e anche le minoranze che lo affermano non sono poi in grado di uscire dalle analisi e anche da proposte di buon senso ma che sono travolte prima ancora di poter giocare un ruolo.

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