Anche se si sono moltiplicate attualmente le possibilità di realizzazione per le donne, al di fuori del discorso che le voleva prioritariamente interessate alla cura del mondo e degli affetti in nome dell'amore, anche se ormai tutte le professioni e le attività, fino a pochi decenni fa prerogativa quasi esclusiva degli uomini, vedono impegnate donne, che dimostrano di valere più di tanti uomini, i modelli di identità maschili e femminili costruiti dal patriarcato in base alla divisione sessuale del lavoro sono ancor oggi prevalenti, sebbene modernizzati in linea con i tempi e pronti ad affiorare in certi discorsi e comportamenti, anche là dove non se ne sospettava l'esistenza,
La forza di inerzia prolunga certe posizioni mentali, anche quando vengono meno le condizioni materiali che l' hanno prodotto.
La dimensione del"materno", frutto della naturalizzazione (di aspetti storici, politici, sociali e culturali) presentata come il tratto costitutivo di una femminilità socialmente apprezzata e incoraggiata, resa nel corso del tempo obbligatoria, sia biologicamente che socialmente, è diventata certamente una costrizione per tutte le donne, ma nello stesso tempo una leva potente di contropotere nei confronti degli uomini, nel senso di rivendicazione di un primato e dei sentimenti nelle relazioni e di autorevolezza di giudizio nelle questioni legate appunto alla maternità e all' affettività in generale.
E' stata l'arma necessaria per la sopravvivenza di molte in una società squilibrata rispetto al potere di donne e uomini, ma quasi cinquant'anni di riflessione femminista ne hanno messo in luce limiti e rischi, oltre che tirannie.
Senza l'azione di approfondimento, di scavo alla ricerca di immagini, fantasie, valori interiorizzati in merito alle relazioni tra donne e tra donne e uomini; senza una continua attenzione alle forme e ai modi della complicità, spesso inconsapevole, con il sistema che intendiamo denunciare e modificare, non si riesce a uscire dal patriarcato.
La riflessione femminista ha fornito sia alle donne che agli uomini gli strumenti teorici e le pratiche per condurre queste operazioni, molto si è fatto collettivamente ai tempi dell'autocoscienza, oggi che questa pratica è stata abbandonata quasi ovunque, l'indagine diventa individuale e forse più faticosa, ma le elaborazioni teoriche del femminismo degli ultimi cinquant'anni e le riflessioni condotte attualmente da molte donne forniscono indicazioni di ricerca, tratteggiano percorsi possibili.
Certo non basta che siano le donne, poche in realtà, a interrogarsi, dovrebbero farlo contestualmente anche gli uomini, ma questo è il nocciolo duro da sciogliere.
Eppure di fronte a realtà che chiamano in causa le basi della convivenza sociale, che si tratti di scambio sesso denaro, che si tratti di maternità surrogata, che riguardino la violenza esercitata dagli uomini sulle donne, in tutte le sue gradazioni di ferocia, si preferisce dare vita a polemiche, anche, ma non solo, tra donne, con dichiarazioni di principio, schieramenti pro o contro qualche soluzione improvvisata, invece che affrontare la fatica e a volte la sofferenza di analizzarsi e confrontarsi con gli strumenti di comunicazione che abbiamo oggi a disposizione.
Mentre riflettevo su questa situazione mi è venuta incontro un'osservazione di Elena Ferrante che in una sua intervista (1) afferma: "Intorno alle donne si continuano a tracciare perimetri, e parlo delle donne in generale. Niente di male se si trattasse di una autoregolamentazione: i limiti sono importanti. Il problema è che non solo i limiti sono fissati da altri, ma noi stesse, se non li rispettiamo, ci sentiamo in colpa. Lo sconfinamento maschile non comporta automaticamente un giudizio negativo, è in linea di massima segno di curiosità, di audacia. Lo sconfinamento femminile ancora oggi, specialmente se non si compie sotto la guida o il comando di uomini, disorienta: è perdita di femminilità, è eccesso, è perversione, è malattia."
1 Liz Jobey, Intervista a Elena Ferrante: i miei libri e l'enigma della mia vera identità,
yhttp://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/cultura/2015-12-22/intervista-elena-ferrante-miei-libri-e-enigma-mia-vera-identita-202748.shtml?uuid=ACXQKbyB&utm_source=dlvr.it&ut
Come non essere d'accordo ... Ho letto l'intervista alla Ferrante e ho capito perchè non mi ha affascinato L'amica geniale: scrive cose che ho già letto mille volte
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