Sono anni, almeno dalla fine del secolo scorso sotto l'egida della Conferenza Mondiale di Pechino, nel 1995, che si moltiplicano gli inviti alla valorizzazione delle donne oltre che nella sfera del privato familiare anche in quella del pubblico, prima di tutto nel lavoro e nei settori della finanza e del management come risorsa per riequilibrare il progressivo sconvolgimento del sistema. neocapitalistico, mettendo a frutto le qualità naturali che oggi definiremmo attitudine alla cura di persone e cose, alla collaborazione e alla mediazione piuttosto che alla lotta, all'empatia verso colleghe e colleghi, oltre a una buona dose di senso pratico, nel risolvere problemi.
Arriva in soccorso di queste considerazioni la trappola della compassione, la felice definizione di una sociologa statunitense della funzione patriarcale attribuita alle donne nella divisione sessuale del lavoro, vale a dire il compito di porsi in mezzo agli uomini per moderare la naturale barbarie maschile, ingentilire i costumi, riparare ambienti, cose e persone ferite fisicamente e psichicamente, mediare conflitti nel privato familiare e/o nel pubblico/sociale, grazie alle doti naturali femminili.
Il che serve a mantenere la pace di genere tra uomini e donne all'insegna della complementarità.
D'altra parte millenni di esercizio di competenze plasmano la psiche umana. trasformandosi in seconda natura, per le donne come per gli uomini.
La trappola offre alle donne un riconoscimento di insostituibilità nelle reti sociali e familiari, alimentando in loro il massimo di potenza immaginaria che nasconde il massimo di insignificanza reale,
In caso di guerra sono spazzati via ogni riguardo e/o ossequio formale verso il ruolo salvifico delle donne, esse da un lato sono chiamate a curare uomini, ambienti e a sopperire nel lavoro alla mancanza temporanea degli uomini, dall'alto sono aggredite come proprietà dei nemici,
E' difficile per molte e molti di noi cogliere la violenza strutturale sottesa all' esaltazione della funzione salvifica delle donne, smascherata puntualmente dalle guerre collettive e individuali condotte dagli uomini, prima di tutto contro le donne che non si omologano alle aspettative di genere e poi contro gli altri uomini.
La violenza strutturale della società è alla base di tutti gli episodi individuali e collettivi di violenza degli uomini sulle donne, dal sessismo nell'uso della lingua, alle irrisioni delle battute misogini, alle pubblicità sessiste, alle molestie verbali e gestuali, alle offerte di protezione di vario tipo, ai trattamenti discriminanti nel modo del lavoro, agli insulti, alle percosse, alle aggressioni sessuali, alle mutilazioni, ai femminicidi.
La violenza strutturale della società è alla base di tutti gli episodi individuali e collettivi di violenza degli uomini sulle donne, dal sessismo nell'uso della lingua, alle irrisioni delle battute misogini, alle pubblicità sessiste, alle molestie verbali e gestuali, alle offerte di protezione di vario tipo, ai trattamenti discriminanti nel modo del lavoro, agli insulti, alle percosse, alle aggressioni sessuali, alle mutilazioni, ai femminicidi.
La tendenza a impiegare donne nei ruoli strategici e apicali di aziende, compagnie e istituzioni pubbliche e private produce empowerment individuali, purtroppo spesso a discapito di altre.
Il fenomeno è comunque positivo, potenzialmente in grado di migliorare il trattamento riservato alle donne in tutti i settori della vita collettiva e individuale, a patto di non salutarlo enfaticamente come possibilità di rappresentanza delle istanze di tutte le donne.
Nello stesso modo vanno viste con favore le battaglie condotte per il raggiungimento di pari opportunità nel lavoro, così come tutte le iniziative volte a alleggerire il carico di impegni familiari che gravano sulle nostre spalle.
Nello stesso modo vanno viste con favore le battaglie condotte per il raggiungimento di pari opportunità nel lavoro, così come tutte le iniziative volte a alleggerire il carico di impegni familiari che gravano sulle nostre spalle.
Tutto questo purché si tenga presente che in questo modo non si scalza il patriarcato, si contribuisce a mantenere saldo il traballante ordine patriarcal-capitalistico, restando confinate nel ruolo modernizzato, e adattato alle trasformazioni culturali e sociali, di riproduttrici,
Indipendentemente dai vantaggi che queste scelte comportano, pur importanti nell'economia di ogni singola vita, occorre resti chiara la consapevolezza che sia le donne che si dedicano al compito di salvare il mondo, secondo la caratteristica dell'oblatività materrna, sia quelle che si attivano in settori di gratificazione erotico-sessuale degli uomini, secondo il dettato dell'autodeterminazione conquistata, costituiscono due facce della stessa medaglia, nell'ambito della funzione patriarcale
E' questo il terreno di lotta da perseguire, se si vuole uscire dal patriarcato.
Potremmo metterlo anche il Ol credo possa essere anche un modo di avviare un dibattito anche da lì. Intanto lo condivido.
RispondiEliminaPenso di sì
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