La violenza degli uomini sulle donne nelle società capitalistico-patriarcali è alla base di tutti gli episodi individuali e collettivi di violenza, in parte largamente accettati socialmente come normali, e, nei casi di maggiore gravità, attribuiti a responsabilità del singolo.
Essa costituisce la struttura fondante l'ordine patriarcale, a livello simbolico:i l maschile considerato come pseudo-universale e in quanto tale rappresentativo delle donne e degli uomini concreti, a livello economico: la divisione sessuale del lavoro assegna alle donne come prioritaria la sfera della riproduzione e agli uomini quella della produzione, dando vita a relazioni incentrate sullo scambio sessuo-economico, a livello sociale e politico: la trasformazione culturali e sociali, prodottesi negli ultimi due secoli ha portato le donne in massa anche nel mondo della produzione, ma le politiche sociali e le leggi, a partire dall'articolo 37 della Costituzione, che recita Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare, non smettono di ricordare a donne e uomini l'obbligo di assolvere gli uni e gli altri la loro funzione primaria.
Già questo carico sulle spalle delle donne è una violenza, costringendole a una quotra di lavoro gratuito a sostegno dell'aconomia del proprio paese.
che sarà esercitata a diversi gradi a seconda dei tempi e delle ideologie di riferimento. Si tratta di un'ampia gamma di comportamenti che vanno dal sessismo nell'uso della lingua, alle irrisioni delle battute misogini, alle pubblicità sessiste, alle molestie verbali e gestuali, alle offerte di protezione di vario tipo, ai trattamenti discriminanti nel mondo del lavoro, agli insulti, alle percosse, alle aggressioni sessuali, alle mutilazioni, ai femminicidi.
Dal momento che sia gli uomini che le donne sono educati/e al dato di fatto che le donne devono assolvere la "loro essenziale funzione familiare", a questo vanno convinte con minacce e lusinghe, quelle che non lo fanno, lo fanno male, sono riluttanti vanno corrette, con le buone o con le cattive.
Nell'adempimento della funzione familiare le donne sviluppano attitudini e capacità specifiche, che si tramandano come tratti peculiari dell'identità femminile
Millenni di esercizio di competenze e capacità plasmano la psiche umana, trasformando in seconda natura caratteristiche storicamente determinate, per le donne come per gli uomini.
Sono anni, almeno dalla fine del secolo scorso conclusosi sotto l'egida della Conferenza Mondiale di Pechino nel 1995, che si moltiplicano gli inviti alla valorizzazione delle donne oltre che nella sfera del privato familiare anche in quella del pubblico, nel mondo del lavoro e nei settori della finanza e del management, e ora anche nella sfera della politica come risorsa per riequilibrare il progressivo sconvolgimento del sistema neocapitalistico, mettendo a frutto le qualità acquisite e le attitudini alla cura, all'accudimento di persone, al conforto di chi soffre, fisicamente e psichicamente, alla manutenzione di cose, ambiente, alla collaborazione e alla mediazione piuttosto che al conflitto, all'empatia verso colleghe e colleghi, oltre a una buona dose di senso pratico nel risolvere problemi che si presentano improvvisamente.
Tutte qualità che ultimamente vengono richieste anche agli uomini al lavoro, per il benessere delle aziende.
L'accettazione di questa funzione, materno-seduttiva offre alle donne uno strumento di riconoscimento di insostituibilità nelle reti sociali e familiari, oltre che amore, alimentando in loro il massimo di potenza immaginaria che compensa l' insignificanza reale, pronta a ricomparire in momenti di emergenza sociale, infatti in caso di guerra sono spazzati via ogni riguardo e/o ossequio formale verso il ruolo salvifico delle donne, esse da un lato sono chiamate a curare persone e ambienti distrutti, e a sopperire nel lavoro alla mancanza temporanea degli uomini, dall'alto sono aggredite come proprietà dei nemici.
Molte donne non intendono rinunciare ai vantaggi che comunque l'immagine salvifica e consolatrice procura loro nelle vite singole e concrete, anche se a prezzo della loro libertà. La tendenza a impiegare donne nei ruoli strategici e apicali di aziende, compagnie e istituzioni pubbliche e private produce empowerment individuali, purtroppo spesso a discapito di altre. Non è semplice, né facile, riconoscere le interiorizzazioni di immagini, aspettative, desideri e paure sedimentate nelle coscienze delle donne -e reciprocamente degli uomini- durante i tempi lunghi di esercizio patriarcale, agito e subito. Non è semplice, né facile abbandonare nicchie consolidate di potere/contropotere acquisite in pratiche millenarie per avventurarsi in territori sconosciuti.
Indipendentemente dai vantaggi che queste scelte comportano, pur importanti nell'economia di ogni singola vita, occorre resti chiara la consapevolezza che sia le donne che si dedicano al compito di salvare il mondo, secondo la caratteristica dell'oblatività materna, sia quelle che si attivano nella gratificazione erotico-sessuale degli uomini, secondo il dettato della cosiddetta autodeterminazione conquistata, costituiscono due facce della stessa medaglia, nell'ambito della funzione patriarcale assegnata.
Dal momento che sia gli uomini che le donne sono educati/e al dato di fatto che le donne devono assolvere la "loro essenziale funzione familiare", a questo vanno convinte con minacce e lusinghe, quelle che non lo fanno, lo fanno male, sono riluttanti vanno corrette, con le buone o con le cattive.
Nell'adempimento della funzione familiare le donne sviluppano attitudini e capacità specifiche, che si tramandano come tratti peculiari dell'identità femminile
Millenni di esercizio di competenze e capacità plasmano la psiche umana, trasformando in seconda natura caratteristiche storicamente determinate, per le donne come per gli uomini.
Sono anni, almeno dalla fine del secolo scorso conclusosi sotto l'egida della Conferenza Mondiale di Pechino nel 1995, che si moltiplicano gli inviti alla valorizzazione delle donne oltre che nella sfera del privato familiare anche in quella del pubblico, nel mondo del lavoro e nei settori della finanza e del management, e ora anche nella sfera della politica come risorsa per riequilibrare il progressivo sconvolgimento del sistema neocapitalistico, mettendo a frutto le qualità acquisite e le attitudini alla cura, all'accudimento di persone, al conforto di chi soffre, fisicamente e psichicamente, alla manutenzione di cose, ambiente, alla collaborazione e alla mediazione piuttosto che al conflitto, all'empatia verso colleghe e colleghi, oltre a una buona dose di senso pratico nel risolvere problemi che si presentano improvvisamente.
Tutte qualità che ultimamente vengono richieste anche agli uomini al lavoro, per il benessere delle aziende.
L'accettazione di questa funzione, materno-seduttiva offre alle donne uno strumento di riconoscimento di insostituibilità nelle reti sociali e familiari, oltre che amore, alimentando in loro il massimo di potenza immaginaria che compensa l' insignificanza reale, pronta a ricomparire in momenti di emergenza sociale, infatti in caso di guerra sono spazzati via ogni riguardo e/o ossequio formale verso il ruolo salvifico delle donne, esse da un lato sono chiamate a curare persone e ambienti distrutti, e a sopperire nel lavoro alla mancanza temporanea degli uomini, dall'alto sono aggredite come proprietà dei nemici.
Molte donne non intendono rinunciare ai vantaggi che comunque l'immagine salvifica e consolatrice procura loro nelle vite singole e concrete, anche se a prezzo della loro libertà. La tendenza a impiegare donne nei ruoli strategici e apicali di aziende, compagnie e istituzioni pubbliche e private produce empowerment individuali, purtroppo spesso a discapito di altre. Non è semplice, né facile, riconoscere le interiorizzazioni di immagini, aspettative, desideri e paure sedimentate nelle coscienze delle donne -e reciprocamente degli uomini- durante i tempi lunghi di esercizio patriarcale, agito e subito. Non è semplice, né facile abbandonare nicchie consolidate di potere/contropotere acquisite in pratiche millenarie per avventurarsi in territori sconosciuti.
Indipendentemente dai vantaggi che queste scelte comportano, pur importanti nell'economia di ogni singola vita, occorre resti chiara la consapevolezza che sia le donne che si dedicano al compito di salvare il mondo, secondo la caratteristica dell'oblatività materna, sia quelle che si attivano nella gratificazione erotico-sessuale degli uomini, secondo il dettato della cosiddetta autodeterminazione conquistata, costituiscono due facce della stessa medaglia, nell'ambito della funzione patriarcale assegnata.
Il sistema neoliberista oggi dominante, nella sua opera incessante di assorbimento e rielaborazione di costumi, tradizioni e culture finalizzata all'incremento del profitto, esalta e/o smorza di volta in volta tratti propri di questa immagine del femminile, a seconda dei momenti e dei luoghi nei quali agisce, inserendosi anche nelle contraddizioni delle donne e degli uomini concreti.
Per questo appare monco sia un conflitto agito solo contro il patriarcato, senza tenere conto del contesto economico sociale in cui si vive, sia un conflitto spostato solo sul piano della lotta al sistema, senza tenere conto dell'interiorizzazione di immagini, aspettative, desideri e paure sedimentate nelle coscienze delle donne degli uomini durante i tempi lunghi di esercizio patriarcale, agito e subito.
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