venerdì 13 settembre 2019

Racconti della non-località. Fogli di carne



Diventare bidimensionali può provocare uno stordimento iniziale intollerabile.

Anni di preoccupazioni per la linea, per il timore di diventare rotonda, tutto cancellato in un colpo, sono diventata bidimensionale.
Sono un foglio di carne.
Ma dove saranno finiti gli organi interni, il cervello, l’intestino, lo stomaco, le ossa, non c’è più posto per loro, eppure cammino, se mi pungo una mano sanguino e sento male, Anche la voce è flebile, se la alzo troppo diventa stridula, pur restando poco udibile. Sono persino in grado di sollevare una sedia, tenendola per la spalliera. La faccia è la mia, ma piatta, come riprodotta su un foglio da disegno, o in una fotografia, i capelli però sono i miei.

Sono diventata un personaggio dei Mestolini, il gioco dei bambini fatto di sagome di legno, a forma di piccolo mestolo, da rivestire con con abiti di cartone, baffi, barba, capelli, collane e accessori vari, per farli diventare i personaggi delle storie messe in scena di volta in volta.

Provo a bere, tutto normale, l’acqua non esce. Allora posso anche mangiare.
Se riesco a mimetizzarmi bene con vestiti, cappelli e foulard magari nessuno se ne accorge. Tutt’al più sembrerò anoressica, e quindi di moda.
Chissà se devo mettermi dei pesi in tasca quando esco di casa, da bambina mi impressionavano i racconti della bora di Trieste, che sollevava le persone, qui non c’è bora, ma non è che con una semplice ventata faccio vela e svolazzo per la città?

Sono in metro, in un’ora di punta, non riesco a respirare, le persone mi stringono in una morsa, i loro corpi pressati l’uno contro l’altro non trovano resistenza nel mio. Ma come fanno a non accorgersi di me? Se resto chiusa tra le due porte di una carrozza che succederà? Esco di corsa con difficoltà, rischio ad ogni secondo di essere gettata a terra e calpestata da una folla di persone, indaffarate, preoccupate, imbronciate, gioviali, distratte.
Spazio vitale, è così, è dai particolari insignificanti che cominciano a generarsi i mostri?

Diventare invisibile per guardare dentro le case, osservare le persone nelle vite quotidiane, mi sarebbe proprio piaciuto. Per strada ho spesso immaginato le storie delle persone che incontravo, ma questa situazione oggi è diversa, posso anche soffermarmi a lungo nell'osservazione degli altri, quasi non vista, mi si scorge in una frazione di secondo, con la coda dell’occhio e si passa oltre.

Non ho più il peso e la consistenza necessari a prendere posto in una collettività.
Quanti altri fogli di carne ci saranno, stracciati, calpestati, buttati via anche involontariamente. 
Del tutto invisibile non posso diventare, ma mimetizzarmi sì, contro il muro di un edificio, dietro un cespuglio, nell’ombra di un albero e poi? Per fare che? Qualche semplice scherzo a un passante? 
 
Mi occorrono idee comuni con altre/i fogli di carne per poter resistere insieme.

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