Le femministe sono definite nei documenti e nei discorsi a volte suprematiste, altre volte nazi-femministe, che vorrebbero mettere il burqa ideologico alle donne, con l'accusa ricorrente di denunciare ingiustamente gli uomini per violenze mai subite. Quest'ultima espressione richiama alla memoria, e spiega purtroppo, le vergognose sentenze che hanno assolto i delinquenti stupratori in caso la vittima di violenza sia drogata e quindi incosciente. Sentenze che hanno provocato le manifestazioni di protesta di migliaia di donne in tutto il paese.
Il fatto poi che a Madrid il partito sia capeggiato da una donna quarantenne, fondatrice di un'associazione di giovani donne che si dichiarano tra l'altro contro l'aborto, la critica al patriarcato, la criminalizzazione degli uomini conferma la triste realtà di donne complici degli uomini nella speranza di guadagnare qualche vantaggio personale.
Ho detto che il programma ha il pregio della chiarezza, perché afferma esplicitamente quale è il sottofondo comune a tutte le istituzioni politiche della attuale destra radicale europea, pur declinato con parole differenti a seconda delle diverse situazioni economiche dei rispettivi paesi.
La crisi di sistema è generale, non solo in Europa, i livelli di welfare finora adottati dai vari governi risultano insostenibili se si vogliono mantenere i profitti dei gruppi dirigenti economici e finanziari nazionali e internazionali, il pericolo che si diffonda il rifiuto delle donne di continuare a considerare come prioritaria la dimensione di cura e sostegno emotivo, psicologico, amoroso dei componenti della famiglia, caricandosi sulle spalle l'enorme carico di lavoro domestico e di cura non pagato, base economica del lavoro di produzione mondiale, spaventa davvero, di qui il richiamo ai soliti vecchi ruoli e alle funzioni patriarcali, considerati come la soluzione al disorientamento e alla frustrazione di uomini che perdono sempre più potere e autorità.
Le armi di distruzione sempre più sofisticate, impiegate in guerre ad alta e bassa intensità, hanno tolto agli uomini anche l'ultimo alibi a cui aggrapparsi per sembrare necessari: la figura di guerriero difensore, così come l'automazione dei processi produttivi, con il carico di disoccupazione e precarietà che comportano, l'hanno spodestato da quella di breadwinner.
Ma non basta questo a spiegare la rabbia e il livore di questa destra nei confronti delle donne che si liberano della subalternità all'uomo di turno, amante, marito, figlio, che reagisce sempre più con il femminicidio.
Questa destra è infatti diversa dalla destra tradizionale, di impianto liberale, nostalgica dei vari quadretti idilliaci della donna sorridente e sollecita ad accogliere a casa i figli/e i mariti; bozzetti peraltro validi solo nell'affluente Occidente, il linguaggio usato nei manifesti e nei discorsi documenta livore e delirio.
Trovo accostati termini quali: suprematismo, nazifemminismo, burqa che alludono a realtà diverse tra loro. Il suprematismo non è certo quello artistico, ma quello dei bianchi degli USA, il nazismo sappiamo che cosa è, il burqa è un capo d'abbigliamento imposto alle donne in certi paesi. Tutti termini che denotano politiche e comportamenti volti a impedire la libertà di espressione di sé, l'autodeterminazione, la possibilità di vivere secondo le scelte proprie.
In altre parole, le battaglie e le lotte per l'indipendenza e l'autonomia delle donne dal comando maschile comporterebbero per gli uomini l'essere vittime di suprematismo (femminile?), dittatura feroce (nazismo) da parte delle donne?
E' questo che temono, perché è questo l'unico modo di intendere le relazioni tra donne e uomini, l'annichilimento o degli uni o delle altre? senza che siano possibili altri modi di convivenza?
Se non è questa l'origine della violenza degli uomini sulle donne.
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