In questo senso la richiesta di salario fu fraintesa, l'obiettivo non consisteva tanto nell'ottenere un po' di soldi in tasca da gestire autonomamente, anche se elemento fondamentale per una reale autonomia e indipendenza di pensiero, ma funzionare da leva politica per smascherare un sistema economico che poggia su una mole di lavoro non riconosciuto in quanto lavoro, e quindi non pagato, quantitativamente maggiore del lavoro di produzione, questo sì pagato, anche se poco e male, svolto in grande maggioranza da donne, dal quale il sistema capitalistico estrae ricchezza.
Oggi è acquisita la consapevolezza della mole di lavoro domestico e di cura gratuito prestato soprattutto da donne su tutto il pianeta, istituzioni nazionali e internazionali misurano, quantificano, denunciano, sfornano addirittura tabelle in cui indicano quanto vale in denaro.
Naturalizzato nella dimensione essenziale della femminilità, il lavoro di riproduzione, nei molteplici aspetti: biologico, sociale, psicologico, sessuale è tenuto separato e contrapposto artificialmente al lavoro di produzione. Tutto quanto è riassunto nel concetto di “cura”, proposto oggi da vari filoni dei movimenti come elemento fondante per trovare un nuovo paradigma di convivenza, in grado di eliminare la divisione sessuale del lavoro, cioè la struttura portante delle relazioni tra uomini e donne all’origine del patriarcato, strettamente intrecciato con il neocapitalismo.
Documenti, articoli, volantini, manifesti, foto,
nazionali e internazionali, prodotti nel decennio di attività, con lo
sforamento cronologico di un articolo del 1982, costituiscono la parte più
rilevante del libro, e restituiscono la funzione più importante di un Archivio,
che non si limita, come a volte si intende in maniera riduttiva, a conservare la memoria, preservandola dalla dispersione,
cancellazione, e falsificazione, ma a organizzarne i contenuti per attivare
processi di riflessione sui nodi teorici e politici del presente.
Il resto del libro consiste di due scritti delle
autrici, nel primo Antonella racconta la propria esperienza di vita e di
pensiero e le modificazioni intervenute negli anni della partecipazione al gruppo,
alla luce delle consapevolezze maturate oggi, nell'altro Giuliana ricostruisce la storia dei gruppi, i rapporti internazionali, le difficoltà interne sorte per le differenze nel modo di intendere il salario, differenze che portarono conflitti e scioglimento finale di Lotta Femminista, e anche la vicenda della mancata ricezione di analisi, posizioni teoriche e pratiche all'interno del femminismo italiano.
Conclude il libro un Epilogo sotto forma di intervista dell’una all’altra che rende il senso dell’operazione.
Conclude il libro un Epilogo sotto forma di intervista dell’una all’altra che rende il senso dell’operazione.
Afferma Antonella alla domanda di Giuliana perché
abbia deciso di aderire alla richiesta della Fondazione Badaracco di ripercorrere
quell’esperienza politica:
“…l’ho
fatto perché sento aleggiare un nuovo vento che rigenera e spinge a condividere
le esperienze fatte, a riprendere un cammino che tanti anni fa ha cambiato le
nostre vite, facendole fiorire. Sento anche un senso di urgenza e un bisogno di
radicalità che però ha bisogno di molta forza collettiva per essere sostenuta.
I diversi refoli di aria nuova devono essere incanalati in un forte vento,
capace di spazzare via le correnti reazionarie che stanno ammorbando l’aria… Il
problema è quello di costruire la forza collettiva in grado di rendere questa
radicalità chiaramente dicibile e effettivamente agibile. Una forza in grado di
incanalare a livello globale le tante correnti d’aria che stanno smuovendo il
femminismo a livello globale in un uragano dirompente, senza confini.”
La bella immagine dei refoli d’aria che unendosi
possono trasformarsi in uragano dirompente rimanda alla leggerezza e al
contempo alla forza in grado di travolgere gli ostacoli opposti alle lotte
delle donne in tutto il mondo e disperde la sensazione di smarrimento che può
cogliere di fronte alle tragedie nazionali e internazionali che le coinvolgono
oggi, in un clima culturale e ideologico che tende a riproporre regole e
gerarchie economiche e sociali atte a ridare fiato a livello planetario a un patriarcato traballante, pur con diversi
gradi di intensità e violenza a seconda delle condizioni materiali di vita, intrecciato a un capitalismo che, alla ricerca continua di nuove fonti di profitto,
intensifica le disuguaglianze sociali e appare sempre più determinato a
giovarsi del lavoro non pagato delle donne che, oltre a produrre gli esseri umani, la merce più preziosa, è anche di sostegno
quotidiano e capillare a una massa di uomini deboli e fragili di fronte allo
sfruttamento e alla frustrazione derivanti loro dal sistema, nonché alla
perdita degli unici poteri dei quali rivalersi sulle donne, quello di essere i guerrieri protettori, in tempo di
armamenti sempre più sofisticati, e quello di essere breadwinner, in tempi di smaterializzazione dei processi
produttivi, causati dalla automazione.
Dai documenti pubblicati nel libro e dalle parole
delle autrici emerge che il fuoco delle analisi delle
condizioni materiali di vita delle donne e delle conseguenti lotte intraprese dai
gruppi di Lotta Femminista e del Salario per il Lavoro Domestico era relativo ai
temi del doppio lavoro, della violenza domestica, della salute, della maternità,
della sessualità, dell’amore, della prostituzione. Temi che
troviamo oggi al centro nel dibattito femminista, e non solo.
Mi riferisco ad esempio alla denuncia dell’eterosessualità obbligatoria imposta dal patriarcato insieme all'obbligo sessuale delle donne nei confronti degli uomini, dentro e fuori del matrimonio, mettendo in luce la continuità tra lavoro non pagato in casa, compreso le dovute prestazioni sessuali, e lavoro di prostituzione, tema questo lacerante nel Femminismo, allora, come oggi
Mi riferisco ad esempio alla denuncia dell’eterosessualità obbligatoria imposta dal patriarcato insieme all'obbligo sessuale delle donne nei confronti degli uomini, dentro e fuori del matrimonio, mettendo in luce la continuità tra lavoro non pagato in casa, compreso le dovute prestazioni sessuali, e lavoro di prostituzione, tema questo lacerante nel Femminismo, allora, come oggi
Viene da chiedersi, e se lo chiedono anche Pincelli e Picchio, come sia
possibile che una tale ricchezza di analisi e di proposte politiche di un Movimento di dimensione nazionale, radicato in venti città
italiane, collegato con realtà impegnate in lotte dello stesso tenore in Inghilterra,
USA e Canada, abbia avuto così poca
risonanza mediatica e sia stata quasi ignorata dal resto del Movimento di
allora in Italia, così da determinare una deplorevole separazione tra due filoni di pensiero e pratiche
che avrebbero dovuto procedere strettamente connesse; una separazione che ha
nuociuto non poco al contrasto di processi messi in atto dalle istituzioni
politiche e sociali del paese, contro i quali ci
troviamo a combattere.
L'altro filone del Femminismo è quello che faceva dell'autocoscienza la pratica fondamentale, perché considerava prioritaria per una reale modificazione dello stato delle cose la ricerca della complicità delle donne con l’ordine del discorso vigente, con il corredo di abilità, funzioni e compiti storicamente determinati ma naturalizzati come costitutivi del maschile e del femminile.
troviamo a combattere.
L'altro filone del Femminismo è quello che faceva dell'autocoscienza la pratica fondamentale, perché considerava prioritaria per una reale modificazione dello stato delle cose la ricerca della complicità delle donne con l’ordine del discorso vigente, con il corredo di abilità, funzioni e compiti storicamente determinati ma naturalizzati come costitutivi del maschile e del femminile.
Le analisi e le
pratiche dei gruppi di Lotta femminista e del Salario per il Lavoro Domestico mancavano -non in tutte le situazioni però- dello sguardo dentro le soggettività, in
merito alle fantasie, alle paure, ai desideri, alle aspettative delle donne
derivanti dalla interiorizzazione
dell'ordine patriarcale.
Il linguaggio usato nei documenti risentiva molto
di quello delle lotte operaie in atto in quegli anni, periodo nel quale era
diffusa la diffidenza nei confronti degli strumenti analitici marxiani
impiegati nelle analisi, per timore di un assorbimento e conseguente neutralizzazione
dei contenuti di lotta femministi nella più generale lotta di classe.
A questo proposito è interessante notare che invece
i gruppi di Modena e Ferrara praticavano l’autocoscienza, come facevano i due
gruppi di Lotta Femminista di Milano, bollati come eretici dalle donne dei
gruppi padovani.
Sta di fatto che la mancanza di lavoro
comune tra i due filoni del Movimento italiano non è stato un elemento positivo
per il Femminismo italiano.
Una domanda e la risposta a conclusione del lavoro
di Pincelli e Picchio illustrano il senso dell’operazione:
“ G. C’è
qualche aspetto del movimento di lotta delle donne oggi, a livello globale, che
ha legami e affinità con le posizioni teoriche e le prassi seguite negli anni
Settanta dai gruppi per il Salario al Lavoro Domestico sia in Italia che nella
rete internazionale?
A. In realtà con il movimento di Non Una di
Meno è facile trovare punti in comune per quanto riguarda gli obiettivi del Piano femminista contro la violenza
maschile contro le donne e la violenza di genere, come si coglie dai
documenti presentati nel capitolo precedente.
Temi ora ripresi con forza a livello globale, della violenza domestica,
del lavoro non pagato, del lesbismo, della prostituzione, della
intersezionalità, erano molto presenti nel dibattito dei gruppi del Salario al
Lavoro Domestico in Italia e in precise azioni politiche portate avanti
soprattutto dalle compagne di Wages for Housework in Inghilterra, negli Stati
Uniti, in Canada.
A livello
globale, I carichi di lavoro domestico, e la conseguente mancanza di un reddito
autonomo, condannano le donne a povertà, stanchezza, isolamento e disparità di
potere in tutte le negoziazioni sociali, con gli uomini e con lo Stato, nelle
città globali di New York e Londra come in quelle provinciali di Modena Ferrara.” L’incontro tra le due realtà di Movimento che le
autrici vedono già in atto nei gruppi NUDM fanno sperare bene per il futuro.
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