giovedì 19 dicembre 2019

La "questione maschile"

Forse c'è un non-detto che bisognerebbe  cominciare a considerare  accanto al  discorso che le donne sono inviolabili nel corpo e nella psiche in quanto esseri umani, che vanno rispettate le loro scelte conformi o non conformi alle aspettative sociali del momento storico e del luogo  nel quale vivono, concetti ai quali educare le bambine e i bambini, fin dai primi enni di età.
Iniziativa lodevole e da perseguire a partire dai primi anni di vita per tentare di arginare il moltiplicarsi delle strategie di maltrattamenti fino ai femminicidi negli ambiti familiare, lavorativo, amicale da parte di uomini.
Così come può essere apprezzabile il discorso portato avanti dai Centri Ascolto Uomini Maltrattanti che si concentra sulla responsabilizzazione degli individui dimostratisi incapaci di gestire la frustrazione indotta loro dalla crisi culturale, economica e sociale che stiamo vivendo. 
Anche questa si può considerare un'operazione necessaria per fronteggiare l'emergenza attuale dal momento che  un numero sempre maggiore di donne si sottrae al millenario compito di sostegno quotidiano e capillare a questi uomini deboli e fragili, che stanno perdendo progressivamente gli unici poteri dei quali rivalersi sulle donne, quello di essere protettori da nemici esterniin tempo di armamenti sempre più sofisticati, e quello di essere breadwinner, in tempi di precarizzazione del lavoro, abbassamento costante delle retribuzioni in relazione al costo della vita, aumento della disoccupazione
Palliativi, che non mettono l'accento sulla radice della questione, vale a dire che lo scambio sessuo-economico alla base delle relazioni tra donne e uomini in regime patriarcale non reifica solo i corpi delle donne, ma anche quelli degli uomini.
Questo è quello che intendo usando un'espressione che non mi piace ma che rende l'idea, la "questione maschile" che minaccia la nostra società.
Finora l'esercizio del potere, più o meno diretto e più o meno assoluto, su donne e bambini/e, considerati in qualche modo "minori", transitoriamente per i maschi,  o permanentemente per le femmine, è stato sufficiente a nutrire l'ego della maggior parte degli uomini, nascondendo il fatto che spesso non sono loro con la loro complessità di essere umano a stimolare amore, rispetto, stima, da parte di donne, ma la posizione che ricoprono, il potere economico, il successo riportato in qualche campo sociale, scientifico, artistico, politico, la possibilità di procurare vantaggi e privilegi, tutti aspetti esterni in qualche modo al loro corpo di uomo.
Se costoro cominciassero a avvertire l'umiliazione per il rifiuto totale, fisico e psichico di sé come persone, da parte  di mogli che ricorrono a vari espedienti per evitare il rapporto sessuale molesto e insoddisfacente; se si rendessero conto del fatto che amanti e prostitute sono costrette a sopportarli non per le loro qualità psico-fisiche, ma per i soldi elargiti al momento, pochi o tanti che siano. Se sapessero quanto si rendono ridicoli e sgradevoli agli occhi delle donne, sottoposte loro in qualsiasi settore di attività, che mostrano di ammirare i loro discorsi supponenti, di ridere alle facezie o alle battute, spesso stupide, mentre dentro di sé, o nel cerchio di amiche e colleghe fidate, li prendono in giro e li insolentiscono.
Se cominciassero a pensare a questo diminuirebbe un po' di boria e si affaccerebbe qualche considerazione sul loro effettivo valore agli occhi delle donne, e forse comincerebbe a serpeggiare  il timore che un numero sempre maggiore decida di farne a meno, abbandonandoli al loro triste destino.

1 commento:

  1. Condivido in pieno Adriana e penso che le associazioni che hai citato che si occupano di uomini maltrattanti o altre come Maschile plurale, dovrebbero lavorare strategicamente proprio su questi aspetti della questione maschile, che non sono in alternativa alle altre pratiche da te ricordate, ma che devono essere iscritte in un quadro di maggiore respiro. Mi sembra che purtroppo non sempre lo facciano e secondo me questa è una delle ragion per cui al dunque non si riesce a organizzare una continuità di iniziative maschili sul tema della violenza perché ormai ci si rende conto che la semplice solidarietà rispetto a a episodi particolarmente efferati non basta più, ma al tempo stesso fare un deciso passo in avanti significa proprio aggredire i nodi di cui scrivi. Ho un ulteriore preoccupazione che va oltre i temi del tuo scritto e su cui dirò meglio prima o poi nel blog. Vedo aumentare dichiarazioni aggressive e violente da parte di uomini di potere particolarmente irresponsabili (non mi riferisco in questo caso ai soli e scontato Trump e Salvini - quest'ultimo peraltro sembra avere paura di se stesso da qualche giorno a questa parte), ma di altri e mi domando come ci si possa difendere, quali pratiche cercare di mettere in atto per tempo per scongiurare derive ancora peggiori di quelle che già stiamo vivendo. Naturalmente non mi aspetto chissà quali risposte ma volevo condividere questa preoccupazione che non credo estranea al tuo discorso ma ne esplicita solo alcuni esiti possibili se un certo modello maschile non viene disarticolato

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