Con la fine del Gruppo per l’espressione della donna terminò per me la pratica dell’Autocoscienza, l’ultimo periodo era stato faticoso sia nella dimensione politica che in quella personale, ero entrata in una fase di turbamenti e confusione, mi dedicai a cercare di risolvere le difficoltà materiali e psicologiche di vita e lavoro.
Mi allontanai dai luoghi del Movimento e persi di vista le mie amiche femministe.
Nell’agosto dell’’80 conobbi a Londra Pierrette Coppa, che era lì per approfondire i suoi studi di psicoterapeuta.
Mi aveva messo in contatto con lei Laura Grasso, compagna del gruppo di autocoscienza, Pierrette mi trovò anche la sistemazione in casa di un’amica.
Passammo insieme tutto il mese, spesso mi accompagnava a scoprire luoghi particolari di Londra,
lontani da quelli turistici, città che conosceva benissimo perché più volte aveva trovato lavoro, anche come dogsitter.
La sua famiglia, di modeste condizioni, era emigrata in Francia al tempo del fascismo, al ritorno in Italia Pierrette aveva svolto vari lavori, andando anche spesso in Francia e Inghilterra, mentre studiava, finché era approdata alle edizioni Mazzotta di Milano, dove aveva conosciuto Elvira Badaracco, autrice di testi sulla salute e sulla condizione delle donne lavoratrici, pubblicati dalla casa editrice.
Elvira aveva lasciato il Partito Socialista quando Craxi ne era diventato Segretario, era ancora piena di energia e di voglia di politica e accettò con entusiasmo il progetto di Pierrette, che la considerò la persona giusta per occuparsi del Centro a tempo pieno.
A Londra Pierrette, venuta a conoscenza del mio recente passato di femminista, mi invitò a frequentare il Centro, mentre osservava ironicamente che appena costituito il Centro studi se ne era andata per studio e lavoro.
Nell’agosto dell’’80 il Centro aveva sette mesi di vita, essendo stato costituito il 28 Dicembre 1979.
Le intenzioni delle socie fondatrici a proposito delle attività del Centro divergevano alquanto. All'inizio Pierrette, di fronte alla massa di manoscritti di donne che affluivano alla casa editrice e finivano per essere scartati, aveva pensato di raccoglierli e salvarli. Elvira pensava piuttosto a testi di carattere politico-istituzionale. Le giovani femministe contattate per affiancare Elvira nel lavoro del Centro, Maria Beatrice Perucci e Pucci Selva insieme con altre socie che aderirono da subito all’iniziativa, orientarono la raccolta su documenti e testi del femminismo.
Il primo Bollettino del Centro, del Marzo 1981, riporta lo Statuto e l’elenco delle socie: 30 tra ricercatrici, accademiche, sociologhe in prevalenza, più due Centri già attivi: DWF e la Cooperativa Lenove, più una socia corrispondente dall’università del Quebec.
Il Bollettino numero 1 del Centro inizia in questo modo:
"Facciamone in breve la storia.
La voglia di raccogliere, conservare, capire i tracciati della nostra storia di donne è nelle cose da anni: Centri di documentazione, Libreria di donne, Gruppi di ricerca, Radio Libere, sorti un po’ ovunque, sono segno di un procedere spesso per piccoli gruppi, in questa direzione.
Di questi gruppi, alcuni hanno voluto e saputo riferirsi ad una realtà ampia, nazionale, e sono oggi molto conosciuti; altri sono ‘visibili ‘solo al contesto locale.
Ma tutti sono sorti, sempre con pochissimi mezzi, per una forte volontà delle donne.
…
Forse l’intenzione prima che muove ognuna di queste realtà…è la volontà di capire…la nostra realtà di oggi.
…..
Negli incontri del primo periodo abbiamo individuato e definito tre settori di lavoro su cui impegnare il Centro:
-raccogliere e organizzare l’archivio del materiale documentario prodotto in Italia negli anni del nuovo femminismo
-creare un nucleo di biblioteca specializzata
-creare al nostro interno situazioni di ricerca e nello stesso tempo raccogliere l’informazione e farla circolare su ciò che che nei diversi ‘luoghi’ si sta producendo...."
Seguono lo Statuto, composto di 14 articoli, che delinea anche la struttura organizzativa: presidenza, segreteria, poi l’elenco delle socie, quindi la comunicazione della ricerca in corso, che intende raccogliere tutto quanto espresso dalla nuova coscienza delle donne, materiale edito e inedito, che darà luogo al volume “Dal movimento femminista al femminismo diffuso. Ricerca e documentazione nell’area lombarda”, Battisti, Calabrò, Confalonieri, Gay, Ghezzi, Grasso, Perrotta Rabissi, Perucci, Pezzini, Scaramuzza, Selva, a cura di Annarita Calabrò e Laura Grasso, Franco Angeli, Milano, 1985, pp.558
Purtroppo oggi circola un’edizione di 267 pagine, pubblicata nel gennaio 2004, privata della seconda parte, quella che dava conto delle attività delle altre città lombarde, ricche di iniziative, condotte in situazioni problematiche per molte donne, ad esempio le Valli alpine, caratterizzate dalla emigrazione degli uomini verso la Svizzera.
Realtà considerate “periferiche” in un’ottica da un lato milanocentrica, dall’altro schiacciata sul filone del femminismo delle analisi dell’inconscio, del simbolico, della psicanalisi.
La rappresentazione del femminismo nei mezzi di comunicazione di massa e anche le ricostruzioni di femministe, purtroppo, hanno alimentato l’idea che il femminismo focalizzato sull'inconscio, sul simbolico con i suoi sviluppi teorici, sia stato l’unico filone di femminismo attivo e valido, almeno a Milano, a discapito dei filoni materialisti, concentrati su temi sociali, economici, di conflitto di classe.
Distorsione che è stata in parte corretta a partire da 2000.
L’analisi di questa seconda parte della ricerca Dal Movimento femminista...sarà l’argomento della prossima puntata della mia Memoria.
Il cuore del progetto del Centro fu l’archivio, quindi, che diede vita a tutte le intense attività di studio e ricerca di sistemi di classificazione che consentissero la rappresentazione dei contenuti specifici espressi dal patrimonio del materiale raccolto, edito e inedito.
Si arrivò all’organizzazione a Milano nel 1988 del Convegno Internazionale sulle esperienze di organizzazione e informazione delle donne europee, patrocinato dalla CEE.
Convegno che registrò la partecipazione di numerosi Centri, Archivi e Biblioteche italiane e estere nel quale si confrontarono i vari sistemi adottati dai Centri per fare emergere la specificità dei contenuti dei testi, editi o inediti, a firma di donna..
Gli Atti e gli interventi al Convegno sono pubblicati nel libro "Perleparole. Le iniziative a favore dell’informazione e della documentazione delle donne europee", a cura di Adriana Perrotta Rabissi e Maria Beatrice Perucci, Roma, Utopia, 1989.
Il lungo lavoro di ricerca di un linguaggio di indicizzazione che rappresentasse adeguatamente i contenuti dei documenti delle e sulle donne portò alla costruzione di "Linguaggiodonna. Primo thesaurus di genere in lingua italiana", di Adriana Perrotta Rabissi e Maria Beatrice Perucci, con la collaborazione, una vera e propria supervisione, di Piera Codognotto, Milano, Centro di studi storici sul movimento di liberazione della donna, 1991, Bollettino n. 6
"Linguaggiodonna" fu adottato come strumento di indicizzazione dalla Rete Lilith, la rete dei Centri, Librerie, Archivi e Case delle donne in Italia.
L’idea dell’Archivio non fu apprezzata da alcune femministe, che lo considerarono un congelamento della memoria e della sua documentazione, non ne fu intesa la valenza dinamica di organizzazione delle analisi e teorizzazioni del Movimento delle donne, per renderle fruibili alla nostra riflessione e a chi volesse interessarsene, oltre alla sua propria funzione di salvaguardia dalla dispersione dei documenti. prodotti dalla nuova coscienza delle donne.
Il contrario quindi di una mummificazione, ma una ripresa di temi e proposte.
In realtà nei 15 anni di vita del Centro, dal 1980 al 1994, anno in cui morirono a pochi mesi di distanza Elvira e Pierrette, nelle riunioni di Segreteria e nella pratica del Centro si confrontarono due tendenze, una di Movimento, concentrata a lavorare sui temi della documentazione e dell'informazione, l'altra tesa a approfondire temi di carattere storico-letterario.
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