In una lettera del 1976 all'amica Michèlle Causse Alice Ceresa scrive a proposito di un libro che sta elaborando da qualche anno, dopo la pubblicazione di La figlia prodiga:
"Ho scoperto che non posso scrivere un libro tutto di seguito... Credo che le donne non dovrebbero mai scrivere libri tutti di seguito, vale a dire per es. romanzi, perché ho il forte sospetto che non corrisponda loro questa forma presuntuosa di 'creazione' organizzata banalmente come la banale vita che ci hanno fatta. Forse le donne dovrebbero fare filtri, come le streghe. Io, per ora, distillo." (p. 7)
ll lavoro al quale si sta dedicando durerà tutto il resto della vita, non sarà mai completato a causa delle continue varianti, limature.
Sarà pubblicato postumo nel 2007, sulla base degli inediti ritrovati nell'Archivio in Svizzera, sei anni dopo la morte, con il titolo Piccolo dizionario dell'inuguaglianza femminile, Roma, nottetempo, 2007.
Si tratta di una quarantina di voci, scritte nel suo stile ironico e provocatorio, che affrontano criticamente i temi delle vita, i linguaggi dei saperi disciplinari, le relazioni donne uomini, i sentimenti, i luoghi comuni sotto forma di brevi narrazioni.
Sempre in una lettera a Michèlle Ceresa espone il nucleo ispiratore del suo pensiero:
"Adesso ti spiego come la vedo io: per me l'"inuguaglianza femminile non è fatta dei temi delle rivendicazioni, ma è ancorata nell'intera visione del mondo; ergo, se io faccio un dizionario (che comprende le parole dello scibile), devo fare il giro anzitutto delle radici di quest'albero dell' inuguaglianza. Anzi, ti dirò che la mancanza di questo giro d'orizzonte è la maggiore debolezza delle femministe anche se capisco che chi si batte (fortunatamente per noi tutte) nelle strade non può avere di queste preoccupazioni. Io però le posso avere, anzi, direi che debbo... Perché dovremmo parlare soltanto delle foglioline di questa pianta? Con il rischio che poi ci ritroveremo con un 'ibrido' fatto su nostra misura (ovvero sulla misura delle nostre richieste) in uno di quei loro laboratori misogini? [...] Non vorrei che la somma tutto sommato finita delle 'rivendicazioni femminili' finisca con un'altra fregatura che sarebbe molto peggiore della prima.
Conclusione: il piccolo dizionario io non lo scrivo per le donne; lo scrivo perché va scritto. E siccome io scrivo difficile, ebbene, sarà difficile; non mi risulta che le cose (e neanche quelle da capire) siano facili."(pp. 13-14)
Quasi cinquant'anni fa Ceresa congiunge la sua sensibilità di artista con la sua dimensione di donna del Novecento.
È una grande scrittrice, di nicchia, stimata e ammirata da critici e critiche, in misura minore da lettrici e lettori comuni, convinta della funzione indispensabile dell'arte, in grado, per chi la pratica e per chi la gode di svelare la "vera voce della vita", altrimenti muta.
Basti una scheda per entrare nel mondo del Piccolo dizionario:
"Letterario (personaggio femminile il): curiosamente le opere letterarie, benché da lontanissimi tempi preponderantemente stese da penne o macchine da scrivere maschili, abbondano di personaggi letterari femminili che parlano, pensano e agiscono pertanto per bocche e menti maschili.
Pertanto il personaggio letterario femminile, ivi comprese le sue ambasce e i suoi aneddoti, va considerato alla stregua di un travestito nei casi migliori e corrisponde a semplice farneticazione in quelli peggiori, quando esca, magari per giunta in prima persona, dalla penna o macchina da scrivere maschile. Come tale costituisce un'importante chiave di lettura della considerazione maschile in fatto di donne, e ne raffigura fedelmente opinioni, desideri e incomprensione.
geniale, lo penso anch'io, un maschio che scrive di una donna è come un travestito, nei casi migliori... a proposito ma ce n'è ancora di maschi che scrivono di donne?
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