lunedì 23 dicembre 2013

Buone Feste!

Nulla sembra più banale di quest'augurio, ma non me ne viene in mente un altro.

Non Buon Natale, per rispetto di chi non lo festeggia o per motivi religiosi o perché infastidito/a dalla sovrapposizione di consumismo e ipocrita buonismo ogni anno più invadenti.

Non Auguri, parola che mi piace, ma suona un po' generica, la si usa per i natali individuali,  le varie ricorrenze e soprattutto in occasione di eventi speciali che necessitano anche di fortuna.

Buone feste mi sembra prenda atto della necessità antropologica, da millenni comune  a molte culture dell'emisfero Nord della terra, di interrompere in qualche modo l'angoscia provocata dall'inverno, dalla morte apparente della natura, dalla diminuzione della luce e del sole, dalla sospensione della vita,  consolandoci in qualche modo, stringendoci fra noi, in cene e pranzi fuori del normale, aspettando che  il buio e il freddo passino.

Ho accennato a condizioni di vita legate al lavoro agricolo-pastorale, alla penuria di mezzi di sostentamento, condizioni che oggi non esistono più per la maggior parte di noi, abitatori/trici dei paesi arricchiti, mentre restano, aggravate, per altri popoli -impoveriti- e per le  nicchie di poveri accuratamente dissimulate nelle nostre città illuminate a festa.

Sebbene non sussistano più le condizioni materiali, malgrado siamo consapevoli del fatto che la Chiesa ha utilizzato  la nascita di Cristo per coprire e occultare i riti  "pagani" precedenti, come ha fatto per tutte le vicende della sua figura storica, nonostante il fastidio per le retoriche pro o contro che si scatenano annualmente tra chi lo esalta e chi vorrebbe abolirlo, il Natale provoca un trasalimento del cuore che impedisce che sia semplicemente ignorato, come invece accade per altre festività collettive, credo anche a causa della memoria di infanzia che porta con sé,  ravvivata nel caso di figli e nipotini.

In fondo attutisce -e ci compensa de-  il sentimento di fragilità e vulnerabilità di noi umani/e di fronte alla natura e alla possibile nostra distruzione individuale e collettiva (distruzione sempre in agguato, non importa  da quale agente attuata), sentimento che si fa in questi giorni più acuto del solito.

 Perciò il mio Buone Feste è un invito a godere, se è possibile, di questa pausa, nei modi e nelle forme più piacevoli per ciascuna/o di noi.


1 commento:

  1. Cara Adriana questo tuo augurio non è solo bello in sè - e quindi lo accolgo con grande piacere e ne farò tesoro personalmente - ma è anche uno sintetico richiamo antropologico alle origini e come ben sai l'accenno ala chiesa che ha utilizzato la nascita di Cristo per coprire i riti pagani mi trova assai attento. In questo senso ha un valore che va oltre l'augurio rivolto a tutti a tutte e a ciascuno, ma quello di una sobria riflessione e quindi lo condikviderò sullamia pagina con un breve commento anche lì.

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