Nulla sembra più banale di quest'augurio, ma non me ne viene in mente un altro.
Non Buon Natale, per rispetto di chi non lo festeggia o per motivi religiosi o perché infastidito/a dalla sovrapposizione di consumismo e ipocrita buonismo ogni anno più invadenti.
Non Auguri, parola che mi piace, ma suona un po' generica, la si usa per i natali individuali, le varie ricorrenze e soprattutto in occasione di eventi speciali che necessitano anche di fortuna.
Buone feste mi sembra prenda atto della necessità antropologica, da millenni comune a molte culture dell'emisfero Nord della terra, di interrompere in qualche modo l'angoscia provocata dall'inverno, dalla morte apparente della natura, dalla diminuzione della luce e del sole, dalla sospensione della vita, consolandoci in qualche modo, stringendoci fra noi, in cene e pranzi fuori del normale, aspettando che il buio e il freddo passino.
Ho accennato a condizioni di vita legate al lavoro agricolo-pastorale, alla penuria di mezzi di sostentamento, condizioni che oggi non esistono più per la maggior parte di noi, abitatori/trici dei paesi arricchiti, mentre restano, aggravate, per altri popoli -impoveriti- e per le nicchie di poveri accuratamente dissimulate nelle nostre città illuminate a festa.
Sebbene non sussistano più le condizioni materiali, malgrado siamo consapevoli del fatto che la Chiesa ha utilizzato la nascita di Cristo per coprire e occultare i riti "pagani" precedenti, come ha fatto per tutte le vicende della sua figura storica, nonostante il fastidio per le retoriche pro o contro che si scatenano annualmente tra chi lo esalta e chi vorrebbe abolirlo, il Natale provoca un trasalimento del cuore che impedisce che sia semplicemente ignorato, come invece accade per altre festività collettive, credo anche a causa della memoria di infanzia che porta con sé, ravvivata nel caso di figli e nipotini.
In fondo attutisce -e ci compensa de- il sentimento di fragilità e vulnerabilità di noi umani/e di fronte alla natura e alla possibile nostra distruzione individuale e collettiva (distruzione sempre in agguato, non importa da quale agente attuata), sentimento che si fa in questi giorni più acuto del solito.
Perciò il mio Buone Feste è un invito a godere, se è possibile, di questa pausa, nei modi e nelle forme più piacevoli per ciascuna/o di noi.
Cara Adriana questo tuo augurio non è solo bello in sè - e quindi lo accolgo con grande piacere e ne farò tesoro personalmente - ma è anche uno sintetico richiamo antropologico alle origini e come ben sai l'accenno ala chiesa che ha utilizzato la nascita di Cristo per coprire i riti pagani mi trova assai attento. In questo senso ha un valore che va oltre l'augurio rivolto a tutti a tutte e a ciascuno, ma quello di una sobria riflessione e quindi lo condikviderò sullamia pagina con un breve commento anche lì.
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