venerdì 30 settembre 2016

Femminismi

A volte si tende a dividere semplicisticamente la società in donne (che dovrebbero combattere tutte unite per distruggere il patriarcato) e uomini (che invece avrebbero tutto l'interesse a difenderlo, ma così si ricade nel generico, nell'astratto, trascurando la realtà concreta  di tutti i soggetti abitanti questo nostro mondo, in stato di confusione permamente, salvo poi indignarsi di fronte a improvvise alleanze tra correnti diverse di pensiero e azione politica, alleanze ritenute "impossibili" fino a quel momento.Di qui anche la polemica a tratti furiosa tra donne su temi  fondamentali della vita e delle relazioni tra persone.
La situazione è ben più articolata di una suddivisione sommaria tra donne e uomini, e quindi più difficile da governare, ma anche più ricca di prospettive.
Gli stessi concetti di autodeterminazione, libertà, etica delle relazioni, liberazione, indipendenza, identità di genere, identità sessuale -nodi fondamentali della rivoluzione di analisi, pratiche e teorie innescata circa cinquant'anni fa dal neo-femminismo in Occidente- sono messi a tema, analizzati nelle loro componenti, riformulati secondo un'attenzione nuova e positiva alle conseguenze per la vita concreta, individuale e collettiva, delle persone.
Finito il tempo delle parole d'ordine aggreganti, i movimenti, i gruppi, i filoni di pensiero si trovano davanti un grosso patrimonio di consapevolezze e conoscenze da ordinare, controllare nei possibili esiti contraddittori e, a volte,  paradossali.
Intanto i processi economico-sociali, politici e comunicativi incalzano tutti noi in modo  frenetico, aumentando la sensazione di spaesamento e confusione, questo comporta un'ansia di stabilire punti fermi, di pensiero e azione,  limiti invalicabili che permettano una riflessione secondo ritmi di vita e di pensiero più calmi.
Purtroppo la fretta è cattiva consigliera e sollecita definizioni, schieramenti, contrasti e divisioni proprio nel campo di chi crede, o vorrebbe, opporsi allo stato di cose presenti per modificarlo.
Anche in questo campo, però, occorre distinguere fini e obiettivi, senza tracciare lineee sommarie di amici e nemici, avversari e alleati.
Ci sono donne che si trovano a proprio agio nel sistema patriarcale, donne che credono che l'emancipazione risolva tutti i problemi -femminismo della parità, delle "quote rosa"- dal momento che estende anche alle donne i diritti di cui hanno goduto quasi esclusivamente gli uomini.
Va da sé che queste politiche aumentano il benessere e la vita di molte donne, permettono una più equa distribuzione di risorse e ricchezze, correggendo le ingiustizie macroscopiche e insopportabili agli occhi della cultura contemporanea,  ma non cambiano il sistema nel quale viviamo, lo modernizzano e migliorano i suoi effetti più deleteri.
Ci sono uomini che mal sopportano i ruoli sociali e le funzioni alle quali sono obbligati dal sistema, che non sopportano i tratti più nascosti e difficilmente rintracciabili del maschilismo, del sessismo e del razzismo, annidati nelle mentalità, nella lingua, nelle immagini di genere, nelle fantasie, nelle aspettative, nelle paure, nei sogni e nei desideri individuali e collettivi, ai quali siamo stati educati tutti e tutte.
Un primo momento può essere quello di fare chiarezza in se stessi/e, interrogarsi su quello che si vuole o si spera di ottenere dai possibili cambiamenti, in termini di qualità della vita, benessere individuale e collettivo, uscita dagli stereotipi e dagli schemi convenzionali di felicità, appagamento  proposti e enfatizzati dalle varie industrie culturali dominanti, ma non è una cosa semplice, alla luce della brevità della nostra vita individuale.
Credo che comunque parlarne, confrontarsi con quanti e quante più è possibile, senza schieramenti ideologici a priori, senza pretese di possedere verità inconfutabili,  sia un primo passo.

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