Scorze di Adriana Perrotta Rabissi, un libro composto da miei brevi racconti e mie letture critiche di scrittrici amate. Alcuni romanzi mi hanno interpellato emotivamente e affettivamente, mi sono impossessata di temi, sentimenti, emozioni espressi dalle autrici, le ho filtrate attraverso la mia esperienza di vita e pensiero, e le ho restituite ai racconti
giovedì 19 gennaio 2012
Racconto 1
Tavola imbandita thailandese
La panetteria-focacceria è piena di clienti, le commesse ora con una battuta in dialetto ora con un’osservazione sul tempo contengono l’inquietudine che comincia a serpeggiare per lo scorrere dei minuti..
Le forme di pane croccante sulle mensole infarinate, le teglie di focaccia oleosa e profumata di salvia e cipolle solleticano nasi e smuovono salive; è l’ultima fermata questa, tutto il necessario per la cena è stato comprato; non è ancora mezzogiorno e fino alle otto di sera ci sarà il tempo per prepararla con calma.
Il vento, all’uscita del forno, investe di un profumo di mare selvaggio non ancora addomesticato dai languori fruttati e appiccicosi degli oli solari.
Nel tratto verso casa, ripassato l’ordine delle portate, la preoccupazione diventa come apparecchiare.
Negli ultimi tempi è sorto il desiderio di stupire, anche, amiche e amici imbandendo la tavola secondo stili tradizionali di cucine orientali, ci starebbe bene lo stile cinese questa sera, che però richiederebbe cibi difficili da preparare per adattarli al vasellame; vada allora per lo stile thailandese; le scodelle con i piatti rettangolari, le tovagliette in bamboo, le mini-salsiere smaltate a colori vivaci, le due composizioni di fiori al centro del tavolo diffonderanno buonumore, uniche eccezioni : l’assenza dell’altarino a Buddha, la presenza di cibi cucinati all’italiana.
Contaminare la scena con gli amati centrini ricamati all’uncinetto, regalo della nonna centenaria ?
Abbandona malvolentieri i carruggi per tornare a casa, gli alti edifici che sembrano congiungersi verso il cielo assicurano protezione mista a quel senso di trasalimento che coglie ogni volta che svolta un angolo, nell’attesa –timore di incontrare l’imprevisto.
Sensazione analoga a quella provata nel ricorrente sogno di discesa in una cantina buia, dal pavimento sconnesso, dai muri sgretolati, resa affascinante dai percorsi labirintici che conducono all’incontro con il mostro da combattere, ogni volta presentito e mai incontrato.
Mentre dispone i piatti in lavatrice riflette sulla propria fragilità emotiva, dono recente dei suoi sessant’anni, che si traduce in ansia da prestazione, appena mitigata dalla consapevolezza della consolidata esperienza culinaria. Neppure la mancanza di tempo giustifica l’insicurezza che ormai l’accompagna in questi casi, diverso era quando lavorava, ma da quando ha lasciato l’ufficio il tempo non è più un problema oggettivo.
Tra i pensieri oziosi che preparano il sonno si affaccia accanto alla soddisfazione per la buona riuscita della serata una fitta di angoscia: quanto ci metterà a disfarsi dell’illusione che i momenti di tenerezza ricevuti anche questa sera e dovuti al suo prestare la spalla su cui piangere, si trasformino finalmente in carezze d’amore?
Illusione anche un po’ ridicola alla sua età.
L’unica soluzione per dissipare il sottile filo di disperazione è decidere di prendere il largo in barca domani.
In mezzo al mare e solo si sentirà appagato, come al solito.
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Non sapevo che tu scrivessi racc0nti!!
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