mercoledì 19 ottobre 2011

La trappola della compassione

Negli ultimi tempi c'è tutto un fiorire di discorsi che sottolineano l'indispensabilità delle donne e delle loro attività, capacità,  attitudini a "salvare il mondo".
Nell'economia, nel management, nella politica, nel sociale la risorsa per ristabilire equilibri, raddrizzare  situazioni pericolanti, ripristinare una perduta civiltà di rapporti tra persone e cose sta nel ricorrere alle donne.
I giornali economici sono pieni di statistiche e ricerche volte a dimostrare che dare qualche responsabilità direttiva  a donne migliora la qualità del lavoro e anche i profitti.
A proposito delle  vicende del 15 ottobre a Roma c'è chi sostiene che se si fossero prese in  carico  le donne della gestione della manifestazione i "disordini" non  si sarebbero verificati.
Le guerre però, con il loro corredo di stupri etnici, segnalano una realtà diversa.
Tutto un elogio quindi della potenzialità femminile -per natura e per cultura-  a rendere gentili e civili i barbari (per natura e cultura)  costumi maschili.
Salvo poi  indicare con "stupore" le ragazze colte a lanciare sassi o altro, oppure le soldate torturatrici, le kamikaze (ma per loro si sa, sono donne assoggettate all'Islam), le madri assassine (raptus, depressione...).
Non sono donne? Sono eccezioni che confermano la regola?
Di fronte a questa esaltazione delle virtù femminili qualche dubbio viene, tanto più se collegate alla  dimensione della cura, che avendo per oggetto primo le persone, l'ambiente in cui vivono, il cibo, in poche parole la sopravvivenza, dovrebbe essere il compito prioritario di tutta l'umanità, donne e uomini.
 Il 30 ottobre a Roma si terrà un convegno dal titolo La cura del vivere (http://www.facebook.com/event.php?eid=274143432616345), che si propone di rovesciare di segno questa attività, da destino femminile da fuggire a "prezioso tesoro", pratica scelta da valorizzare.
Il simbolo del convegno è la madonna.
 Io però credo che anche i simboli vadano rinnovati, proprio per la carica forte che hanno sulle persone e i meccanismi inconsci che scatenano..
La madonna, figura così soave nei quadri, anche conflittuale in certi testi e in certe analisi di storiche e teologhe, porta su di sé l'impronta della divisione sessuale del lavoro imposta dal patriarcato.
E' vero che si può rileggere rovesciandone il segno e il senso -da essenza della "natura femminile" a simbolo di quella che dovrebbe essere considerata dell'attività umana per eccellenza-, ma resta il fatto che nelle coscienze l'immagine è legata a una visione patriarcale del mondo e dei rapporti uomo donna.
Certe immagini provocano automatismi dettati dall'interiorizzazione dei valori della nostra educazione, cultura, socializzazione; automatismi difficili da controllare, e quindi pericolosi perché facilmente integrabili nell'ordine del discorso che si vuole porre in crisi.

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