lunedì 20 maggio 2019

Racconti della non località



Metropolitana


Accidenti, ho saltato la fermata. Con tutta questa gente, siamo come sardine in scatola. Usate i mezzi pubblici, sì se non fossero così pieni.

Che strano, non capisco dove siamo, si vede che in metro non potendo cambiare i percorsi cambiano i nomi delle stazioni. Che voglia di attraversare i binari per andare dall’altra parte e tornare indietro, ma mi spaventa l’idea di toccare per sbaglio la rotaia elettrica, comunque qui siamo in un tunnel e non si vede l’altra banchina.

C’è un unico corridoio e in fondo un’uscita, senza indicazioni stradali, solo una breve scala.

Chissà dove sono finita, per un attimo mi sembra di essere nel mio sogno, ricorrente ormai da tempo, dello spaesamento in una zona che non riconosco, anche se non dovrebbe essere lontana da casa. Nel sogno non c’è nessuno a cui chiedere informazioni, qui ci sono persone ma non voglio, mi basterebbe anche cogliere il numero di un autobus per orientarmi sulla mappa.

Ecco fatto, oggi sono senza cellulare. Telefoni pubblici non ci sono più in giro. Ansia. Da che parte vado? Cerco nei dintorni l’altra entrata della metropolitana, ma non la vedo, c’è solo quella dalla quale sono uscita. Di solito a questo punto mi sveglio, oggi no.

Prendo una direzione qualunque, un viale alberato, panchine e cartacce per terra, lasciate da chi ha mangiato. Sono anni che non ho attacchi di panico, ma il ricordo resta vivo, se ci penso mi viene, mi siedo e comincio una respirazione controllata, quella che uso nei momenti di insonnia o di claustrofobia. Funziona, i battiti del cuore rallentano. Non so che ore sono, senza cellulare, ma sta diventando buio, tornerei a casa, se sapessi la direzione da prendere. I passanti si fanno più radi.

L’unica soluzione è tornare in metro, prima o poi incontrerò un controllore a cui chiedere lumi.

Ripercorro la strada fatta, arrivo davanti alla stazione, è quella successiva alla mia fermata perduta prima. Scendo i gradini, c’è il via vai delle ore di punta, chi si affretta da un lato delle scale, chi dall’altro.

Ormai il mio programma è saltato, entro a stento in un treno strapieno, diretto verso casa mia.

Con tutta questa gente, siamo come sardine in scatola. Usate i mezzi pubblici, sì se non fossero così pieni.

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