lunedì 19 dicembre 2011

Ancora sulla lingua

Trovo questo breve articolo, sintetico e chiaro, sull'uso del maschile per indicare donne che ricoprono ruoli dirigenziali. E' scritto da una giornalista, e questo mi sembra importante; dissento però dall'opinione espressa in merito ai neologismi: professora, poeta, studente, l'uso -col tempo-  li legittima.

Le parole delle donne, 
di Giulia Zoli
Internazionale, 18 dicembre 2011 15.16
Per la maggior parte dei giornali italiani Elsa Fornero è un ministro. Per noi di Internazionale (numero 927, pagine 19 e 20) è una ministra. Come darci torto? Lo sanno tutti che i nomi in -o formano il femminile in -a. Se ministra suona strano, è per una questione di abitudine: in Italia i ministri sono quasi sempre maschi.

Scegliendo il femminile riconosciamo alle donne un ruolo sociale a cui la lingua si sta ancora adeguando. Inoltre, per evitare discriminazioni, evitiamo il suffisso -essa e usiamo la forma unica al maschile e al femminile: la presidente, non la presidentessa. Senza mai dimenticare, però, che imporre parole artificiali è impossibile.

Scrivendo la professora, la studente e la poeta, non faremmo un buon servizio a nessuno. Preferiamo procedere senza forzature: rispettando le professoresse, le studentesse e le poetesse, che si sono affermate nella società e nella lingua, e incoraggiando le presidenti e le presidi, che si stanno affermando insieme alle avvocate, alle ministre e alle sindache. Ma neanche così riusciamo ad accontentare tutte le donne.

Molte preferiscono farsi chiamare ministro e avvocato. È un modo per sentirsi riconosciute per quello che fanno, a prescindere dal sesso"

1 commento:

  1. Ciao Adriana, adesso lo metto fra i preferiti e lo segnalo nei miei blog.

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