Qui a Berlino dormo bene come al mare, e come in montagna.
E’ solo a Milano, a casa mia, con le mie comodità (letto, materassi, cuscini, tutto accuratamente vagliato e profumatamente pagato) che dormo meno, svegliandomi frequentemente.
Inoltre, ma non è una novità, vivo un’intensa attività onirica notturna, inconsueta per trame e situazioni, molto dipende dalle continue suggestioni diurne, non mi è capitato spesso di frequentare tanti musei di seguito, per tanti giorni.
Ieri è piovuto tutto il giorno, temevo che l’ultima settimana di vacanza fosse tutta pioggia, invece oggi va già meglio, certo che l’escursione termica è notevole, dai 38° (percepiti) ai 13°-14° il giorno successivo; ieri e oggi ho indossato tutta la lana che mi ero portata –due golf leggeri- e ho avuto freddo.
La visita agli Hackesche Höfe dell’altro ieri, otto cortili contigui, con caseggiati diversi tra loro, e piani terra trasformati in boutiques per turisti, mi ha confermato la sensazione che l’elemento di maggiore creatività a Berlino sia proprio l’architettura, colori, forme, collocazioni e giustapposizioni degli edifici non lasciano indifferenti; l’ammirazione aumenta se teniamo in considerazione il paesaggio urbano nel suo complesso, ricco anche di fiumi, canali, laghetti, boschi e parchi.
Ho visitato i vari negozietti di souvenirs, che richiamano l’attenzione del/della turista con inviti a esplorare la “creatività berlinese” ma ho trovato assai poco in quel settore, molte carinerie, ma niente di più.
Dalla vetrina abbastanza lussuosa, qual è l’apparato commerciale dei cortili, che vanta anche case di moda internazionali, a un elemento di forte impatto artistico e di grande commozione: l’ East Side Gallery: 1300 metri di muro originale, rimasto sulla riva dello Spree.
Dal momento che era presso la riva del fiume il muro era uno solo, non doppio come dalle altre parti, negli anni Novanta è stato affrescato da106 artisti, giunti da ogni parte del mondo; costituisce la più grande galleria d’arte a cielo aperto.
Grazie a questa sua caratteristica si è salvato dalla distruzione, anche se ogni tanto qualche tratto risente di vandalismi, e anche gli agenti atmosferici fanno la loro parte; i dipinti sono intensi, esprimono l’orrore e la sofferenza della dittatura, della guerra, della divisione patite dai berlinesi.
Ho già detto che non è facile dimenticare quello che è successo in Germania nel secolo scorso, all’uscita dalle stazioni metropolitane più importanti, sulle piazze più frequentate, manifesti con l’immagine e la storia di chi è stato/a perseguitato/a colpiscono a bruciapelo il/la turista con il naso per aria in cerca di novità.
In WittenbergPlatz, una delle piazze più belle, c’è una stazione che costituisce un importante nodo della rete dei trasporti berlinesi, all’uscita dalla stazione oltre ai manifesti c’è anche una grande tavola in bronzo con il nome dei campi di concentramento verso i quali partivano i treni di deportati/e, sono tanti e vi si ritrovano tutti i nomi conosciuti.
Gli ultimi tre musei visitati, a parte la East Side Gallery, sono stati un’avventura della spirito, la pinacoteca (Gemaldegalerie), la Neue Nationalgalerie, il Museo Dalì.
Rispetto a Dalì devo dire che lo conoscevo poco –non sono mai stata in Spagna- e non riuscivo a eliminare un certo fastidio per il suo esibizionismo, la mostra è molto interessante, con circa 450 sue opere, molte litografie, quadri, manifesti pubblicitari, proiezione di “Un chien andalou”, fotografie, sceneggiature, articoli di riviste; è veramente un genio, anche se in effetti certe opere e certi comportamenti sembrano volti piuttosto a promuovere la sua “eccentricità”, che dettati da reale ispirazione. Ho particolarmente apprezzato le litografie che illustrano il Don Chisciotte, Tristano e Isotta, Alice nel paese delle meraviglie.
Sulla Gemaldegalerie che dire, posso solo ricordare l’autoritratto di Rembrandt giovane, che mi sono emozionata a riprendere con la mia macchina fotografica, tanto che risulta mosso (!), il ritratto di signora di Velasquez e finalmente(!) il Caravaggio che cinque anni fa mi ero persa!
Alla Neue Nationalgalerie c’è una interessante mostra intitolata “Cieli divisi” –dal nome del testo di Christa Wolf- che raccoglie molte opere di pittori, in prevalenza tedeschi, tra il 1945 e il 1968; i quadri sono accompagnati da brevi informazioni sugli avvenimenti mondiali e sulle principali correnti artistiche che animavano la vita della Repubblica federale e della DDR.
Belle queste tue cronache, in alcuni casi sono suggerimenti anche per me, che pure ci sono spesos a Berlino! Ma sono così tante le cose da vedere...
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