Questa mattina, dopo un breve litigio con le chiavi di casa, siamo andati alla "Topografia del terrore", un'area su cui sorgevano i principali edifici del nazismo, nel periodo compreso tra il 1933 e il 1945: la sede centrale della Gestapo, il palazzo dove si trovavano i principali uffici delle SS e anche la sede della sicurezza del Reich.
Resta una zona rasa al suolo, adibita a museo, sia all'aperto che all'interno di un moderno edificio, dove è allestita una documentata mostra degli orrori nazisti, per mezzo di foto originali dell'epoca, riproduzioni di documenti.
Molte le scolaresche con insegnanti che raccontano la storia, ci sono computer a disposizione di chi vuole approfondire e una biblioteca specializzata.
La volta scorsa, otto anni fa, mi avevano colpito i musei numerosi, che sottolineano ciascuno aspetti particolari della ferocia nazista, dalla shoà alla deportazione di Rom e Sinti, dalla persecuzione di comunisti e socialisti, oppositori del regime, veri o presunti, allo sterminio di portatori di handicap psicofisici, sterminio chiamato nei mezzi di propaganda di allora con il termine ambiguo "eutanasia", con l'intento di farlo apparire alla popolazione un atto di pietà nei confronti di chi "soffriva".
Altrettanto numerosi mi sono apparsi i monumenti -quello che ricorda il rogo dei libri, quello che ricorda la shoà, nello spazio davanti al Bundestag, e altri sparsi- ma questa volta, con più tempo a disposizione, ho notato come in pieno centro turistico -Potsdamer Platz e dintorni- ci siano manifesti di persone che sono state deportate dai loro paesi d'origine e internate in campi di lavoro e delle quali si narra la storia. I manifesti attirano perché presentano grandi foto della persona al tempo della repressione.
Qui è una testimonianza continua del nazismo, sotto gli occhi di tutti e tutte, compreso i ragazzi e le ragazze.
Penso che da noi si fa di tutto per rimuovere le responsabilità del fascismo nei confronti dei e delle perseguitati/e, resta solo qualche targa che ricorda partigiani ammazzati, ma molto trascurate.
Non può esserci una vera pacificazione se manca il riconoscimento dei crimini, delle angherie, degli abusi e dei soprusi subiti da tante italian e italiani, quand'è che impareremo la lezione?
Meno male che dopo questa dolorosa immersione nella storia abbiamo assistito, nella sala del bel Museo degli strumenti musicali, un concerto, ancora gratis, di un folletto magico: una giovane pianista russa di 26 anni, dal fisico minuto, che nell'interpretare i brani esprime un'energia e un'intensità di sentimenti che incantano, si chiama Nadya Pisareva.
Continua un sole splendente, è già estate.
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