Arrivati alla stazione di Kottbusser Tor ci si trova davanti a palazzoni di cemento, con balconi fitti di parabole, sembra di essere in una brutta periferia; nella piazza c’è un mercatino di frutta, poco distante una tenda con cartelli funziona da presidio permanente di turchi in sostegno dei loro connazionali in lotta a Istanbul.
Di lì a poche ore vedrò sfilare un gruppo di circa trecento persone, per lo più giovan*, vestit* con i colori brasiliani, qualcuno con una corona di penne verdi e gialle alla indio, molto combattiv*, in sostegno dei movimenti che in Brasile si battono per la libertà di manifestare, libertà che manca totalmente malgrado i vent’anni di “democrazia”. Diffondono volantini sulla brutalità della repressione poliziesca, soprattutto a San Paolo, ribadiscono a gran voce la solidarietà dei brasiliani abitanti a Berlino nei confronti dei loro compagni che abitano in Brasile..
Da quando sono qui sono le due uniche manifestazioni politiche che ho incontrato, e entrambe appunto a Kreuzberg.
Imbocco una strada, fitta di negozi turchi, soprattutto piccoli locali e caffè, mi incanto di fronte al caffè Marousche , l’interno è arredato con un bellissimo lampadario di fattura araba, così come i due tavolini, ma soprattutto ammiro sulle pareti degli azulejos belli come quelli di Porto e di Lisbona. (provengono infatti dalla stessa cultura).
La casuale circostanza che abbia incontrato degli azulejos così belli qui a Berlino, dopo averli visti una quindicina di giorni fa in Portogallo, mi riconferma l’impressione di viaggiare in un unico paese, malgrado le distanze; mi torna in mente anche il mio stupore –pari alla mia ignoranza in materia- quando a Lisbona ho scoperto che S. Antonio da Padova era portoghese, nato a Lisbona, dove gli è dedicata una vecchia cattedrale e dove è segnalata la casa dei genitori.
La via che ho imboccato dalla piazza della stazione di Kottbusser Tor è ricca di case belle e discrete, su un balcone sventola un lenzuolo che sostiene la lotta dei manifestanti a Istanbul.
Questo accostamento di edifici eleganti e sobri a parallelepipedi di cemento senza grazia è abbastanza singolare.
Mi rendo conto che l’architettura di Berlino ha delle caratteristiche del tutto particolari, è un vasto repertorio del bello e del brutto della modernità e della contemporaneità architettoniche –nel senso proprio degli ultimi due secoli- dato che pochissimi sono i monumenti settecenteschi sopravvissuti alle guerre, e alle distruzioni, solo una piccola chiesa del Trecento, la Marienkirche, rifatta nel Quattrocento in stile gotico (l’unico autentico, mi pare) nel Mitte-, convivono infatti tutti gli stili possibili elaborati in questo periodo di tempo, molti dei palazzi distrutti sono infatti stati ricostruiti nell’identico modo.
Quello che fa più effetto è l’assoluta audacia di forme e colori degli edifici: possono esserci palazzi con lunghi balconi ciascuno di un colore diverso, ma vivacissimo, rosso, verde, giallo blu.
Cubi di cemento grigi e imponenti accanto a palazzi di vetro e acciaio, oppure graziose costruzioni a tre o quattro piani color pastello, ingentilite da colonnine, bassorilievi e balconcini dalle ringhiere in ferrobattuto. Palazzi tutti verdi, rossi, gialli, il tutto immerso in tanto tanto verde, circondato da alti alberi rigogliosi, e tanta tanta acqua, canali e ponti
A buon ragione Berlino è stata dichiarata qualche anno fa capitale mondiale dell’architettura.
Sempre a proposito di biciclette, a ogni angolo di strada le affittano a 10, 12 euri al giorno. E’ forte la tentazione, con il bel tempo, di affittarne una per fare un giro.
Ho notato padri e madri che girano con un carrello attaccato alle loro bici grande da contenere anche più di un/una bambin*, è un’usanza simpatica, ma i carrelli sono veramente bassi, per ragioni di stabilità e i/le bambin* sedut* dentro saranno pure tranquill*, ma hanno il viso a livello dei nostri cani di taglia media; è vero che esistono le piste ciclabili, ma le auto corrono parallele e i visi sono quasi a livello dei tubi di scappamento.
Mah!
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