mercoledì 19 giugno 2013

Berlino 9

L’efficienza tedesca è un mito, come molti altri, la metà delle scale mobili non funziona; l’acqua di Berlino però è buona, non sa di cloro o disinfettante, esce dai rubinetti in gran quantità e con forte pressione.

Ho scoperto che neppure al grande ufficio Turistico della stazione principale, la centrale Hauptbahnhof, gli impiegati e le impiegate conoscono l’italiano, e neppure il francese!

Però lo spagnolo sì; ma come non vengono i tedeschi in vacanza in Italia?

Oltre al discorso della numerazione delle porte d’entrata degli edifici, spesso i numeri pari e quelli dispari sono sullo stesso lato della strada, appare strano che le sopraelevate, le S-bahn, –treni veloci- spesso vanno sottoterra, mentre le metropoltane –le U-bahn- spesso corrono su binari sopraelevati, il che provoca qualche smarrimento, perché all’improvviso non ricordi più se stai viaggiando su una U-bahn o su una S-bahn e quindi improvvisamente non sai più qual è il prossimo mezzo che devi prendere..

Alle due del pomeriggio, all’uscita dall’Alte Museum sulla piazza chiamata Lustgarten c’erano ben più dei 34 gradi annunciati, mai sentito tanto caldo, per fortuna ogni tanto c’è un venticello, anche lui caldo, ma un po’ risora.

Oggi è stato il primo giorno di visita ai musei dell’Isola dei Musei, biglietto cumulativo, ma valido solo tre giorni consecutivi, per i 5 musei dell’Isola e altri 45!!!!! Statali.

Oggi ne abbiamo visti due tra mattina e pomeriggio, alla fine per il caldo e la fatica eravamo un po’ bolliti.

Domani altri due.

Ho letto su Mitte, il giornale di qui fatto da italiani per italiani, un divertente articolo a parte di un giornalista italiano, che vive qui da diciotto anni sulla scortesia, sull’indiviualismo, sulla scontrosità dei berlinesi –evidentemente le donne no!-, poi però alla fine, per fortuna, stempera accuse con un “non tutti”.

Finora ho trovato molto più numerose le persone gentili, che addirittura ti interpellano per strada, mentre guardi una piantina, e ti chiedono se hai bisogno di aiuto. Se dici che non capisci il tedesco te lo chiedono in inglese, qualcuno ci ha anche accompagnato per un tratto di strada.

Ho anche incontrato due persone scortesi, due donne (?), ma erano due commesse di negozio, può darsi che fossero già nervose per conto proprio e se la siano prese con la cliente; la prima volta ho lasciato perdere, anche perché non avrei saputo come rimbeccarla in tedesco, la seconda volte, su esortazione di Paolo, ho lasciato il negozio.

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